Siria. Al-Jolani chiede a Israele di ritirarsi. Ma Netanyahu si mette in bellavista sull’Hebron

Red

Nel tentativo di stabilizzare la situazione e di proporsi come homo novus nonostante il passato qaedista e persino nell’Isis, il capo dell’alleanza jihadista che ha preso il potere in Siria, Abu Mohammad al-Jolani, sta lanciando segnali rassicurativi all’occidente. Fin dalla fuga di Bashar al-Assad in Russia le forze israeliane hanno bombardato la parte meridionale della Siria e occupato posizioni, basi e centri abitati sul versante siriano del monte Hebron, dove oggi si è recato il premier Benjamin Netanyahu, al fine ufficialmente di creare un’ulteriore zona cuscinetto, ma più probabilmente con l’intenzione di occuparlo in modo definitivo, tanto che la Knesset ha già stanziato 40 milioni di sheqel per lo sviluppo demografico.
Al-Jolani ha affermato oggi sul Times che Israele deve porre fine agli attacchi e ai bombardamenti, nonché deve ritirarsi dai territori invasi, ma ha insistito che “non vogliamo un conflitto con Israele né con nessun altro”: “il motivo degli attacchi alle forze iraniane e di Hezbollah in Siria è venuto meno”. Difficilmente gli israeliani si ritireranno, per cui sarà da vedere se al-Jolani vorrà chiudere un occhio sulla presenza israeliana in Siria al fine di non avere problemi con gli occidentali.
Al-Jolani ha anche chiesto che siano eliminate le sanzioni, già da Washington è stato aperto uno spiraglio in tal senso, e ha dato rassicurazioni sul fatto che in Siria non sarà introdotta la legge islamica. Ha anche annunciato lo scioglimento del gruppo qaedista da lui comandato, Hayat Tahrir al-Sham, erede di Jabat al-Nusra e indicato dall’occidente come organizzazione terroristica. Infine ha rivolto un appello in generale perché lui torni ad essere chiamato con il suo vero nome e non con quello di battaglia, cioè Ahmed al-Shara.