Siria. Armi chimiche: Putin scrive al New York Times, ‘perchè dico no all’attacco’

di Guido Keller

imageA 24 ore dal discorso alla nazione del presidente americano Barack Obama e poco prima dell’annunciato incontro a Ginevra del suo ministro degli Esteri Serghei Lavrov con l’omologo John Kerry, il presidente russo Vladimir Putin ha preso carta e penna ed ha scritto al New York Times per dire la sua sulle armi chimiche e il perché della proposta di fermare l’attacco chiedendo al regime siriano di consegnare i gas letali.
Premettendo che la Russia “non sta proteggendo il governo siriano ma la normativa internazionale”, Putin ha affermato che “non si sono dubbi sul fatto che in Siria sia stato fatto ricorso alle ami chimiche, ma ci sono ragioni per ritenere che non sia stato l’esercito ma le forze di opposizione” ad utilizzarle “per provocare un intervento” di forza straniere.
Per Putin un attacco statunitense alla Siria senza il via libera delle Nazioni Unite rappresenterebbe comunque “atto di aggressione” che comporterebbe “ulteriori vittime innocenti e un’escalation, potenzialmente ampliando il conflitto al di fuori dei confini della Siria. Un attacco aumenterebbe le violenze e provocherebbe una nuova ondata di terrorismo. Metterebbe in pericolo gli sforzi multilaterali per risolvere il problema del nucleare iraniano e il conflitto israelo-palestinese” e “destabilizzerebbe ulteriormente il Medio Oriente e il Nord Africa”.
“Dobbiamo smetterla – ha aggiunto il capo del Cremlino – di usare il linguaggio della forza e tornare sulla strada della diplomazia. Una nuova opportunità per evitare un’azione militare è emersa negli ultimi giorni. Gli Stati Uniti, la Russia e tutti i membri della comunità internazionale devono trarre vantaggi dalla volontà del governo siriano a mettere l’arsenale chimico sotto il controllo internazionale per una successiva distruzione”.
“Dobbiamo – ha concluso – lavorare insieme per mantenere la speranza viva. Se possiamo evitare la forza in Siria, migliorerà l’atmosfera internazionale e si rafforzerà la nostra fiducia reciproca”.
Da segnalare anche la posizione della Francia, come gli Stati Uniti da subito pronta a sferrare l’attacco contro al-Assad: la proposta di Rivoluzione redatta da Parigi dà 15 giorni di tempo al regime per far avere l’esatta dislocazione degli arsenali chimici; il ministro degli Esteri Laurent Fabius ha fatto sapere che il rapporto degli ispettori delle Nazioni Unite sul presunto uso di armi chimiche in Siria sarà reso noto “probabilmente lunedì” e che affermerà che in Siria “c’è stata una strage chimica” e “ci saranno certamente delle indicazioni” sull’origine dell’attacco dello scorso 21 agosto nei pressi di Damasco, in cui sarebbero morte 1400 persone. “Dal momento che solo il regime aveva gli stock, i vettori e l’interesse a condurlo, si possono trarre delle conclusioni”, ha concluso il ministro.