Siria. Attacco con i gas: dubbia la responsabilità. Gli usa minacciano di intervenire

Ma per i russi si è trattato di una messa in scena dei “ribelli”.

di Guido Keller

Si tratta di un copione già visto: i “ribelli” di idlib, in buona parte del gruppo qaedista Hayat Tahrir al-Sham (ex Jabat al-Nusra) hanno denunciato un attacco con armi chimiche da parte dell’esercito regolare siriano avvenuto lo scorso 19 maggio nel nord ovest della Siria, tra Idlib e Hama.
Prontamente il portavoce del Pentagono, Morgan Ortagus, è intervenuto affermando che nel momento in cui i fatti dovessero trovare riscontro, “gli Stati Uniti ed i loro alleati risponderanno in modo rapido e appropriato”. Per Ortagus l’offensiva dei regolari nel nord ovest del paese, sostenuta dai russi con raid aerei, “rientra nella campagna violenta del regime di al-Assad che viola un cessate-il-fuoco che ha protetto milioni di civili nell’area di Idlib”.
Prontamente la Russia, paese alleato di Bashar al-Assad, ha replicato che il presunto attacco altro non sarebbe che un tentativo dei jihadisti di provocare la reazione dell’occidente, come fu per il caso di Khan Sheikhoun dell’aprile 2017, quando morirono in un attacco con i gas oltre 90 persone, perlopiù combattenti di gruppi ribelli con le loro famiglie.
Allora la Russia pose il veto ad un progetto di risoluzione di condanna redatto proprio dagli Usa.
Ieri il generale Viktor Kupchishin, direttore del Centro russo per la riconciliazione, ha riportato un rapporto dell’intelligence secondo cui sarebbero in preparazione da parte dei jihadisti altri attacchi
nella città di Serakab, dove i terroristi avrebbero già raccolto un gruppo di sfollati.
Se ancora una volta la responsabilità dell’attacco con il gas cloro è dubbia, vero è che prosegue l’offensiva dei regolari nel nord ovest della Siria, spesso nelle zone che sarebbero dovute servire come di de-escalation, cioè dove sono stati portati a seguito degli accordi di Astana (Iran, Russia e Turchia) i cosiddetti “ribelli”, quasi combattenti jihadisti di ogni genere, con le loro famiglie.
Oggi 12 civili sono rimasti uccisi e altri 18 sono feriti a seguito di un attacco aereo russo-siriano su un mercato nella cittadina di Maaret al-Noomane, al termine della tradizionale rottura quotidiana del digiuno nel mese di Ramadan. I soccorritori dei “caschi bianchi” siriani hanno accusato il “regime di colpire in modo deliberato i mercati e le zone abitate”.
L’emergenza riguarda anche gli sfollati, almeno 180 mila sfollati, di cui 86 mila sono accampati un po’ ovunque. Non ha quindi sortito effetto la telefonata del 10 maggio scorso del ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, al collega russo Sergei Lavrov per chiedere uno stop ai bombardamenti.