di Shorsh Surme –
Piove sul bagnato nei campi profughi in Siria. Un’ondata di violenti acquazzoni ha distrutto diversi campi profughi abitati da siriani fuggiti dalle province colpite dalla guerra, per cui l’Onu chiede sostegno per le vittime e diverse organizzazioni umanitarie hanno già avviato la raccolta fondi.
In questa drammatica situazione 41mila profughi sono stati costretti a lasciare i loro rifugi allagati. Diversi bambini hanno perso la vita per ipotermia.
La situazione peggiore è nei campi improvvisati dove vivono un milione e mezzo di rifugiati. Si stima che il cataclisma abbia parzialmente o completamente distrutto le tende in quasi 200 campi, provocando il ferimento di circa 67mila rifugiati, i quali devono ora affrontare il gelo e la neve, il che peggiora ulteriormente la loro situazione.
I campi nella provincia di Idlib sono stati costruiti nei primi anni della guerra civile in Siria, che dura ormai da un decennio. Hanno fornito rifugio a sempre più persone da quando sono scoppiati i combattimenti tra le truppe turche e siriane un anno e mezzo fa.
Per il conflitto in Siria non si vede nessuna soluzione all’orizzonte, nonostante le molte iniziative diplomatiche che non hanno prodotto pochi o nessun risultato che possa permettere alla povera gente di tornare nelle loro case, peraltro distrutte.
Non dimentichiamo che il presidente Barak Obama non governa più gli Stati Uniti, mentre Bashar al-Assad è ancora al potere e ora le cose sono ancora più complicate di quanto non fossero nel 2011.
Il conflitto, iniziato come parte della Primavera araba, vede l’intromissione di Russia e Turchie, ed il sostegno russo al regime di al-Assad è stato essenziale per farlo rimanere al potere. All’inizio del conflitto prevaleva l’idea che i giorni di al-Assad fossero contati, invece siamo arrivati al decimo anno di guerra.