Siria. Dopo Astana la Russia organizza una conferenza delle parti a Sochi

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Il recente incontro di Astana sulla Siria, il settimo, ha significato alcuni piccoli passi avanti in tema di dialogo nazionale, ma non ha prodotto i risultati sperati su alcuni temi specifici come lo scambio di prigionieri e il programma di rimozione delle mine antiuomo. Il capodelegazione russo Alexander Lavrentyev ha infatti affermato che. “Non siamo riusciti a concludere questi due step, ma in generale essi sono apparsi accettabili per le parti in conflitto. Restano ancora alcune questioni che devono essere risolte sul piano tecnico”.
Il ruolo della Russia nel dialogo intrasiriano rimane centrale, e per il prossimo 18 novembre è stata organizzata una conferenza a Sochi, sul Mar Nero, in vista dei negoziati che si terranno sotto l’egida delle Nazioni Unite a Ginevra.
L’intento di Mosca, ma anche della Turchia e dell’Iran, è quello di portare al tavolo ben 33 delegazioni tra cui il governo di Damasco e i curdi, questi ultimi messi in più occasioni da parte su volere proprio della Turchia e dell’Arabia Saudita.
Per Lavrentyev l’incontro di Sochi potrebbe essere l’occasione per parlare di un “governo di unità nazionale, delle elezioni e della riforma della Costituzione, cose che rappresentano una priorità”.
Se tuttavia il capodelegazione siriano Bashar Jafaari ha salutato con soddisfazione l’iniziativa russa della conferenza affermando che “Pensiamo che sia il momento giusto per tale congresso e siamo pronti a partecipare”, dalle opposizioni si è levata qualche perplessità, anche perché il paese ospitante, cioè la Russia, è il miglior alleato di Damasco. Yahya al-Aridi, consigliere dell’opposizione, ha parlato di “un salto nell’aria da un posto all’altro”.
La tregua nelle zone di escalation stabilita nei precedenti incontri di Astana sembra al momento reggere, salvo sporadiche scaramucce, ed ha permesso al governo siriano di richiamare forze militari da destinare nella guerra all’Isis, nell’est del paese.