Siria. Gli Usa si mettono in mostra a fianco dei curdi, per rimanere anche a conflitto finito

di Enrico Oliari

Che gli Usa fossero attivi in Siria contro l’Isis (e non solo) lo si è sempre saputo, per quanto a suo tempo il presidente Barak Obama avesse stragarantito che nessun militare avrebbe mai messo lo scarpone sul suolo siriano. Fino ad oggi si è trattato tuttavia di operazioni semi-segrete, portate avanti da commando delle forze speciali, tuttavia in mattinata è stato diffuso un video ufficiale che mostra una postazione di artiglieria statunitense sparare proiettili da 155 millimetri su Raqqa, ex capitale e roccaforte dell’Isis (da aprile è Mayadin).
Sempre nella giornata odierna si è anche appreso che gli Usa hanno oggi nel Rojava, cioè nella parte settentrionale della Siria controllata dai curdi, ben 7 basi militari. Tra i molteplici scopi vi è quello di sostenere le milizie dell’Ypg, ala armata del Pyd, formazione politica ritenuta dai turchi alla stregua del Pkk cioè terroristica.
La cosa è stata rivelata al quotidiano panarabo al-Sharq al-Awsat da Saban Hammu, un comandante dell’Ypg, le Unità di difesa del popolo note per essere state il primo baluardo contro l’Isis con la vittoria di Kobane e per aver conseguito numerosi successi.
Nel marzo dello scorso anno le tre provincie a maggioranza curda di Kobane, Jazira e Afrin si sono costituite in regione autonoma: i curdi intendono far pesare l’impegno militare contro l’Isis per arrivare, a conflitto finito, ad un’autonomia simile a quella del Kurdistan Iracheno, un’ipotesi che Ankara potrebbe prevenire manu miltari (come già fatto con l’operazione “Scudo dell’Eufrate) e per cui gli Usa starebbero mostrando la loro presenza nell’area.
Come nel Kurdistan Irq. rimarrebbe stabile la presenza di militari statunitensi anche a conflitto terminato.
Al fine di tutelare i loro interessi i curdi non solo non si sono posti contro il governo siriano, ma ne hanno appoggiato i militari regolari in diverse circostanze, come in occasione della presa di Aleppo.