Siria. Gorbaciov, “angoscia enorme” per la crisi Usa – Russia

di Gianluca Vivacqua

Con l’attacco chimico a Douma, l’asse Damasco-Mosca ha passato il segno: e così, una battaglia che avrebbe potuto essere di Obama diventa, all’improvviso, quella dell’amico del Cremlino. La prima mossa è stata quella di prospettare un contro-asse franco-americano che potrebbe concertare azioni comuni, drastiche, già nelle prossime quarantotto ore. Che tipo di azioni ancora non si sa, ma certo è che in queste ore si torna a vivere nell’angoscia, esattamente come quando Trump e Kim Jong-un non molti mesi or sono si sfidavano a colpi di minacce nucleari.
Si badi bene che la parola “angoscia” non la usiamo, come si potrebbe pensare, per farci interpreti di una percezione che supponiamo collettiva. In realtà è una citazione, tratta dall’intervento di un autorevole analista che ha tenuto a far sentire la sua voce in merito al nuovo, ennesimo scenario da Guerra Fredda. E quando diciamo autorevole intendiamo proprio autorevole: parliamo, infatti, di Mikhail Gorbaciov, l’uomo della distensione con gli Usa e dell’occidentalizzazione dell’Urss (ma anche del suo tracollo, al di là probabilmente delle intenzioni che lo stesso ex segretario del Pcus aveva). A proposito delle nuove possibili tensioni tra Mosca e Washington che si respirano nell’aria Gorbaciov non ha parlato solo di “angoscia”, ma di “angoscia enorme”. E ha istituito un parallelo impegnativo: quello con la crisi missilistica di Cuba dell’ottobre 1962. Per Gorbaciov è assolutamente indispensabile che il clima internazionale non si “cubanizzi”, e perché ciò possa evitarsi Putin e Trump dovrebbero, con urgenza, chiarirsi in un summit.
In realtà non è la prima volta che, in questi ultimi mesi, il saggio ex leader sovietico caldeggia l’idea del summit tra Putin e Trump. Ha cominciato a farlo, anzi, sin dal luglio dell’anno scorso e con sempre maggiore insistenza ha proseguito nell’autunno, vedendo minacciato il trattato di non proliferazione nucleare, di cui proprio Gorbaciov era stato firmatario, insieme a Reagan. Per il padre della Glasnost la questione siriana si presenta dunque, drammaticamente, come l’occasione di ribadire quanto sia necessario il faccia a faccia tra i due presidenti, magari allargato alle presenze dei ministri della Difesa e degli Esteri delle rispettive parti.