Siria. I regolari prendono un altro quartiere di Aleppo est

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siria-militariI militari regolari siriani sono riusciti oggi, a seguito di combattimenti violenti, a prendere un altro quartiere di Aleppo est, dopo che nei giorni scorsi erano riusciti ad assumere il controllo del quartiere nord-orientale di Hanano. E’ Tariq al-Bab la parte di città strappata oggi ai ribelli e ai loro alleati qaedisti di Jabat Fatah al-Sham e salafiti di Yaish al-Islam e di Ansar al-Sham, cosa che porta ora il governo di Bashar al-Assad avere il controllo del 60 per cento della città, che è la seconda della Siria.
L’offensiva dell’esercito ha preso il via lo scorso 15 novembre e la conquista di oggi consente ai regolari il controllo della strada che collega la parte occidentale della città all’aeroporto, il quale è controllato dalle autorità siriane.
Ad Aleppo est sono intrappolati 250mila abitanti (cifra forse esagerata dalla propaganda, in realtà dovrebbero essere meno) in condizioni precarie, e tra le loro case e nei pressi egli ospedali i combattenti hanno le loro posizioni nel tentativo di scongiurare i raid aerei; i civili, ma anche i combattenti, non hanno potuto usufruire delle tregue e dei corridoi umanitari messi a disposizione da parte dei russi e dei siriani regolari in quanto essi venivano bombardati ed i cecchini sparavano su chiunque tentasse di allontanarsi.
Da Roma, dove si trovava per il Forum Med 2016, l’inviato dell’Onu Staffan de Mistura ha rivolto un appello ai qaedisti perché lascino Aleppo, ed ha chiesto al presidente siriano Bashar al-Assad di accettare un “negoziato vero per una condivisione del potere”.
Nonostante tra i fornitori di armi ed equipaggiamenti ai ribelli vi siano proprio gli Stati Uniti (materiale che, come ha denunciato in passato il Centcom, è finito nelle mani dei qaedisti), il segretario di Stato Usa John Kerry ha dichiarato che “Nessuno si è rassegnato alla violenza ad Aleppo, forse solo al-Assad che sembra volersi comportare violando impunemente tutte le norme e i principi internazionali”. Ha quindi definito Aleppo una città “finita, andata”