di Shors Surme –
Nel contesto delle trasformazioni seguite alla guerra civile siriana e alle complessità degli interessi regionali e internazionali, il presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, noto come “Abu Muhammad al-Jolani”, e il comandante militare delle Forze democratiche siriane (Sdf) Mazloum Abdi sono passati dall’essere leader di fazioni armate a leader con ampia influenza politica e relazioni transfrontaliere.
Nonostante le differenze fondamentali tra loro, siano esse negli orientamenti ideologici o nelle alleanze politiche, i due uomini hanno dovuto affrontare grandi scontri e sfide, la più importante delle quali è il mantenimento dell’equilibrio tra gli interessi contrastanti delle potenze attive in Siria, dalla Russia agli Stati Uniti, alla Turchia e all’Iran.
Il loro successo nelle manovre li ha resi attori chiave nel futuro della Siria. Al-Sharaa, che è nella lista del terrorismo degli Stati Uniti, ora controlla il potere centrale, mentre Abdi, un alleato della coalizione internazionale creata per combattere l’ISIS, controlla vaste aree nel nord-est della Siria, ricche di petrolio.
Le carriere di al-Sharaa e Abdi hanno assistito a grandi trasformazioni che riflettevano le complessità della scena siriana e il mutevole equilibrio di potere. Mentre il primo proveniva da un background jihadista, il secondo era legato a un’organizzazione di sinistra con un carattere nazionalista. Tuttavia entrambi sono stati in grado di adattarsi pragmaticamente alle variabili del conflitto, il che li ha aiutati a rimanere nell’equazione siriana fino a oggi.
Al-Sharaa proveniva da un ambiente estremista, essendo stato membro di al-Qaeda in Iraq, prima di tornare in Siria all’inizio della rivoluzione per fondare il Fronte al-Nusra, che combatté contro il regime siriano, l’Isis e altre fazioni.
Con l’aumentare della sua influenza si trovò coinvolto in conflitto con altre fazioni dell’opposizione, prima di annunciare di aver reciso i legami con al-Qaeda e cambiato il nome di Jabhat al-Nusra in Hayat Tahrir al-Sham, che divenne la forza dominante a Idlib.
Riuscì a rafforzare la sua presa su Idlib attraverso la politica del bastone e della carota, prima di rovesciare Bashar al-Assad con un’operazione militare lampo che solleva ancora molti interrogativi, e di autoproclamarsi presidente di transizione della Siria.
Abdi, d’altro canto, ha origini curde e di sinistra ed è stato coinvolto nell’attività militare all’interno del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), prima di diventare comandante militare delle Forze democratiche siriane (Sdf).
Il suo nome è diventato famoso grazie al suo sostegno alle forze della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti nel contrastare e sconfiggere l’Isis, riuscendo a consolidare la sua influenza nella Siria settentrionale e orientale.
La visita del comandante in capo delle Forze democratiche siriane Mazloum Abdi a Erbil, nella regione del Kurdistan iracheno, e il suo incontro con il leader del Partito democratico del Kurdistan, Masoud Barzani, non è stata una visita ordinaria. Piuttosto ha rappresentato una risposta all’iniziativa di Barzani di unificare i curdi in Siria e riconciliare le Sdf e la Turchia.
Il quartier generale di Barzani ha annunciato in una nota che durante l’incontro si è discusso della situazione in Siria e degli ultimi sviluppi politici e di sicurezza, oltre del quadro generale per le forze curde per affrontare la nuova situazione e di come adottare una posizione comune per i partiti curdi in Siria.
Secondo la dichiarazione, l’incontro ha sottolineato la necessità che i partiti curdi in Siria decidano il loro destino senza interferenze da parte di nessun’altra parte, attraverso mezzi pacifici e in un modo che garantisca il loro diritto all’unità e alla solidarietà congiunta con i nuovi governanti della Siria per raggiungere comprensione e accordo.
Le relazioni tra il Partito Democratico del Kurdistan Iracheno e il Partito dell’Unione Democratica, il partito più grande dell’autogoverno curdo nel nord-est della Siria, sono state tese negli ultimi anni a seguito dell’associazione del Partito dell’Unione Democratica con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), che si oppone ad Ankara e che è accusato di destabilizzare la sicurezza nella regione del Kurdistan.