Siria. Il Collasso dell’esercito e il mancato supporto russo-iraniano

di Francesco Cirillo

Nell’asso temporale che inizia con la presa di Aleppo, avvenuta il 30 novembre, e si conclude con la caduta della capitale Damasco, avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 dicembre, si sta cercando di comprendere come sia potuto accadere che un esercito come quello di un regime, addestrato, supportato e finanziato dalla Russia, si sia dissolto in così poco tempo senza neanche opporre una resistenza armata.
Negli ultimi anni le forze armate siriane di Bashar al-Assad, che avevano ripreso il controllo di gran parte del paese, erano rimaste ferme in una tregua di quattro anni, e un’offensiva del 2020 era stata stoppata dalla mediazione tra russi e turchi.
Da quel momento le diverse fazioni trovarono una tregua che di fatto aveva congelato il conflitto siriano e aveva implicato un processo di normalizzazione del regime di al-Assad con gli altri paesi arabi, nonché la riammissione della Siria nella Lega Araba.
Da considerare, come elemento significativo, che il grosso delle forze militari di Damasco era composto da soldati di leva, e che solamente poche unità, appartenenti al nucleo del potere alawita, erano composte da soldati addestrati e con una formazione professionale. Le due principali unità militari sul campo delle forze governative della SAA (Syrian Arab Army), leali alla famiglia al-Assad, erano soprattutto la 4a Divisione Corazzata e la 25ma Divisione Operazioni Speciali, nota precedentemente come Forze Tigre o Qawat al-Nimr. Di fatto queste due unità, assieme alla Guardia Repubblicana e agli apparati d’intelligence, dovevano costituire il nucleo offensivo e difensivo del potere baathista – assadista.
Ma la rapida offensiva militare delle unità dell’HTS (Hayat Tahrir al-Sham) e del SNA (Syrian National Army) ha mostrato le forti debolezze strutturali dell’esercito governativo che, senza il forte supporto russo per via dell’impegno sul fronte ucraino, e con un Iran debole a causa del confronto con Israele, ha comportato un tracollo che neanche il dispiegamento della 25ma Divisione è riuscito a contrastare.
Oltretutto le forze siriane, che dovevano garantire la sicurezza della capitale Damasco come la stessa 4a Divisione sotto il comando del fratello del presidente, Maher al-Assad, hanno abbandonato le posizioni rifugiandosi in Iraq. Ciò ha condotto a un collasso delle forze militari e degli apparati di sicurezza del regime di al-Assad, costringendolo alla fuga in Russia.
Il dilemma principale ora per la Siria post al-Assad è come ridisegnare un perimetro di sicurezza e politico-istituzionale nei prossimi mesi di governo di transizione dell’HTS, che governerà il paese fino al 1 marzo, e quale sarà il destino delle basi militari russe di Tartus e Hmeimim, fondamentali per la proiezione politico-militare del Cremlino.