Siria. La Germania contraria alla normalizzazione delle relazioni con l’Ue

di Giuseppe Gagliano

La Germania ha recentemente riaffermato la sua posizione contraria alla normalizzazione delle relazioni con la Siria, sottolineando l’importanza di mantenere una linea dura nei confronti del regime di Bashar al-Assad. Questo rifiuto arriva poco dopo che alcuni paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, hanno chiesto una revisione della strategia del blocco nei confronti di Damasco. In una conferenza stampa a Berlino, il portavoce del ministero degli Esteri tedesco, Sebastian Fischer, ha dichiarato che, sebbene la Germania sia aperta a un processo di riflessione sull’efficacia degli strumenti dell’UE nella politica siriana, il regime siriano continua a bloccare qualsiasi progresso nel processo politico in conformità con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Fischer ha inoltre evidenziato che le violazioni quotidiane dei diritti umani da parte del regime di al-Assad rendono impossibile considerare una normalizzazione delle relazioni. La settimana scorsa i ministri degli esteri di Austria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Italia, Slovacchia e Slovenia hanno invitato l’UE a “rivedere e valutare” la propria posizione e politica nei confronti della Siria, evidenziando la necessità di una politica più attiva e orientata ai risultati.
Secondo il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg la politica dell’UE nei confronti della Siria, dopo tredici anni di conflitto, non ha prodotto i risultati sperati. Schallenberg ha riconosciuto che il regime di al-Assad, sostenuto da Iran e Russia, rimane saldamente al potere, mentre l’opposizione siriana è frammentata o in esilio.
In realtà il problema principale, che le cancellerie tendono ad omettere, è dovuto al fatto che le opposizioni sono diventate fin dall’inizio del conflitto un tutt’uno con gruppi jihadisti affiliati ad al-Qaeda, come pure il fatto che l’indebolimento del regime si è tradotto con l’espansione dell’Isis.
L’Italia, come parte dei firmatari della lettera, ha sostenuto la necessità di una riforma della politica dell’UE che possa aumentare l’influenza politica e l’efficacia dell’assistenza umanitaria in Siria. I ministri degli Esteri hanno delineato dieci aree di discussione, tra cui uno scambio strategico con i partner arabi, lo sviluppo di meccanismi umanitari, la gestione degli effetti negativi delle sanzioni dell’UE e la facilitazione del ritorno dei rifugiati in Siria.
La divergenza tra la posizione tedesca e quella italiana evidenzia le complesse dinamiche geopolitiche all’interno dell’UE riguardo alla crisi siriana. Mentre la Germania insiste sulla necessità di mantenere una linea dura per non legittimare un regime che continua a violare i diritti umani, l’Italia e altri paesi ritengono che un approccio più flessibile e pragmatico possa migliorare l’efficacia delle politiche dell’UE e alleviare la situazione umanitaria.
Questa divisione all’interno dell’UE riflette le diverse priorità e visioni strategiche degli stati membri. Da un lato vi è la preoccupazione per i diritti umani e la necessità di mantenere la pressione sul regime di al-Assad; dall’altro, vi è il riconoscimento della realtà politica sul terreno e la necessità di adattare le politiche per massimizzare l’impatto umanitario e politico.
In conclusione, la crisi siriana continua a rappresentare una sfida complessa per l’UE, che deve bilanciare principi morali e necessità pragmatiche. La Germania e l’Italia, con le loro diverse posizioni, incarnano le tensioni e le opportunità di un dibattito che definirà la futura politica europea nei confronti della Siria.