Siria. La guerra è anche di informazione. Perché l’intervento russo taglia gli obiettivi di Turchia e occidente

di Enrico Oliari

Esplosione da caccia grandeIl caos siriano non è solo a terra, ma anche nei cieli della diplomazia: le ultime notizie danno il portavoce del ministero della Difesa russo, il maggiore generale Igor Konashenkov, bollare come “una menzogna assoluta” quanto apparso su alcuni media che hanno parlato di raid compiuti dai Sukhoi di Mosca sulla città siriana Palmira rifacendosi alla tv siriana, la quale indicava 20 veicoli e 3 depositi di armi distrutti: “gli aerei russi – ha detto l’ufficiale – “non agiscono su insediamenti civili e ancor meno sugli stessi monumenti architettonici”. Ha comunque ricordato che a Palmira sono nascosti non pochi jihadisti, “come sappiamo dagli stessi rapporti dei media stranieri e dove alcuni giorni fa hanno fatto esplodere lì il famoso Arco di trionfo”.
E’ difficile nella guerra di informazione stabilire dove stia la verità, soprattutto perché sia i russi, alleati del presidente siriano Bashar al-Assad, sia gli occidentali, sia gli insorti hanno interesse a raccontare all’opinione pubblica mondiale la loro versione dei fatti.
Di certo vi è che appare poco probabile che Mosca, che sta operando in Siria in un quadro di delicatissimi equilibri, si spinga a compiere intenzionalmente delle forzature, per quanto da subito i ribelli si sono premurati di far sapere di essere stati loro obiettivi, e non l’Isis, dei caccia russi. Tuttavia già lo scorso 1 ottobre il presidente Vladimir Putin era intervenuto sulle polemiche seguite ai raid sulla Siria secondo le quali gli aerei russi avrebbero colpito le milizie degli insorti e causato numerose vittime civili: “siamo abituati a tali attacchi dell’informazione”, aveva affermato Putin consigliando a tutti di verificare i tempi in cui sono avvenuti, tanto che “Le prime notizie del genere sono apparse quando ancora gli aerei russi erano in volo”.
Da notare che proprio la Russia ha chiesto agli Usa e alle altre potenze impegnate nella lotta contro l’Isis la creazione di un coordinamento e, per quanto vi siano in corso contatti anche con Washington, la richiesta è stata fino ad ora inascoltata.
Polemiche a non finire vi sono anche da parte della Turchia, che prima ha denunciato la violazione del proprio spazio aereo da parte di un aereo russo, un “errore” riconosciuto da Mosca, e poi che otto aerei che pattugliavano il confine sono stati puntati da un Mig-29 non identificato, in un “attacco” durato 4 minuti e 30 secondi.
L’ambasciatore russo ad Ankara è stato prontamente convocato, ed il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha minacciato che “Se la Russia perde un amico come la Turchia con cui ha in essere molti fronti di cooperazione, perderà molte cose. E’ giusto che lo sappia”.
Dal momento che la Turchia è membro della Nato, sul caso è intervenuto anche il segretario generale della Jens Stoltenberg, il quale si è detto convinto che gli sconfinamenti degli aerei russi in territorio turco “non siano casuali”. Stoltenberg ha fatto sapere che la Russia ha incrementato le proprie forze in Siria sia di terra che navali, cosa che prefigurerebbe una possibile escalation nell’intervento militare. D’altronde è stato ieri Vyacheslav Trukhachev, capo ufficio stampa della Flotta del Mar Nero, a comunicare che sono state completate le esercitazioni navali e missilistiche che hanno visto coinvolte, tra le altre, l’incrociatore antimissile Moskva e le navi pattuglia Ladnij, Pytlivij Smetlyvij, ed il capo della commissione Difesa della Camera russa Vladimir Komoyedov ha affermato che le navi potrebbero essere destinate a creare un blocco navale della costa siriana.
Mosca ha però smentito l’ammassamento di militari e di mezzi a scopo di intervento, e Komoyedov ha spiegato che sono in corso tentativi sul terreno e via mare per bloccare qualsiasi tentativo di cittadini russi di “recarsi a combattere in Siria, sull’uno e sull’altro fronte”.
La presidente del Senato Valentina Matvienko ha poi affermato che la Russia sarebbe pronta anche ad intervenire con gli aerei in Iraq, ma che al momento non è stata formulata in tal senso nessuna richiesta da Baghdad.
Per quanto un tale marasma di informazioni sia tipico di una crisi che vede alleanze e attori diversi, è pacifico che all’occidente, alla Turchia, ai paesi arabi e ai ribelli non piaccia l’intervento di Mosca poiché ne taglia gli obiettivi e quindi gli interessi, e soprattutto perché, colpendo a differenza della coalizione a guida Usa realmente l’Isis, diminuisce la pressione sull’esercito regolare liberando risorse per combattere i ribelli ed i vari gruppi alleati.