Siria. L’esercito prende posizioni a Palmira. Ad Aleppo i ribelli fanno saltare l’evacuazione dei civili

di Enrico Oliari

L’esercito siriano, appoggiato dall’aviazione russa, è riuscito oggi a riprendere il controllo di posizioni strategiche sulle colline attorno a Palmira, dopo che nei giorni scorsi jihadisti dell’Isis hanno compiuto un’offensiva massiccia con combattenti confluiti dall’Iraq, anche da Mosul.
Lo riferiscono fonti siriane, spiegando che si tratta di posizioni situate sulle alture attorno alla base aerea T4, dove vi sono gli elicotteri russi e sulla quale i jihadisti hanno lanciato razzi sui velivoli e sugli hangar al fine di impedire agli elicotteri di prendere il decollo.
La città, la cui parte antica è patrimonio dell’Unesco, era stata persa dallo Stato Islamico lo scorso 24 marzo, ma l’azione di questi giorni dimostra che i jihadisti sono in grado di riorganizzarsi e soprattutto che continuano a ricevere finanziamenti ed armi.
Intanto ad Aleppo est, dove i regolari hanno conquistato il 90 per cento dell’area urbana, sono ripresi i combattimenti dopo che i ribelli e i loro alleati qaedisti di Jabat Fatah al-Sham hanno bombardato le aree conquistate dagli avversari, nella fattispecie il quartiere di Bustan al-Qasr, uccidendo almeno sei civili.
La ripresa dei combattimenti ha rotto il cessate-il-fuoco che gli abitanti stavano utilizzando per lasciare la città servendosi degli autobus messi a disposizione del governo. I veicoli sono rimasti bloccati per ore a sud della città, mentre le persone in fila sono state costrette a lasciare i punti di raccolta.
Non è la prima volta che i ribelli sparano sui civili mentre questi cercano di lasciare la zona di guerra, tanto che quando erano stati istituiti corridoi umanitari i cecchini sparavano su chi si allontanava, e le stesse vie di fuga venivano sistematicamente bombardate.
Ribelli e qaedisti, che hanno le loro posizioni fra le abitazioni civili e nei pressi delle strutture sanitarie nell’evidente tentativo di sollevare la reazione della comunità internazionale, hanno infatti trattenuto fino ad oggi civili ad Aleppo est utilizzandoli di fatto come scudi umani.
Una nota del Centro russo di riconciliazione ha riportato che “Quando sono arrivati i mezzi per trasportare le persone nel luogo concordato, i miliziani hanno iniziato a prenderli di mira. Dopo essersi avvantaggiati del cessate il fuoco, si sono riorganizzati e all’alba hanno cercato di sfondare le posizioni predisposte dall’esercito siriano in direzione nord-ovest”.
La tregua era frutto di un accordo fra la Russia e la Turchia, cosa che non è piaciuta all’Onu in quanto estromesso. D’altronde Mosca ha fatto sapere di non volersi più sedere al Tavolo con Washington, anche perché è dall’amministrazione Obama che sono arrivate le principali accuse di bombardamenti indiscriminati, come pure il principale sostegno politico (e non solo) ai ribelli.
Sul fronte diplomatico si sta muovendo la Turchia, paese dal quale sono transitate decine di migliaia di foreign fighters nonché armi e beni destinati ai ribelli ed ai jihadisti, Isis compreso: il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, che ha accusato l’esercito siriano di aver ripreso i combattimenti, ha annunciato di voler sentire il collega russo Sergei Lavrov e quello iraniano, Mohammad Javad Zarif, per cercare di restaurare la tregua, cosa che farà anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan contattando Vladimir Putin.
Il presidente francese, Francois Hollande, ha affermato oggi di voler chiedere l’invio di osservatori Onu. Secondo il Palazzo di Vetro sarebbero 50mila e non 200mila, come hanno riferito diversi media occidentali, le persone intrappolate ad Aleppo est; di esse circa 15mila sarebbero combattenti suddivisibili tra ribelli e gruppi salafiti, mentre i qaedisti sarebbero circa 3mila.