Siria. Procede l’offensiva dei regolari nella regione di Idlib

di Enrico Oliari

Le forze governative di Bashar al-Assad, sostenute dall’aviazione russa, sono arrivate ormai ben dentro la provincia di Idlib, la principale sacca di resistenza ribelle nel nord ovest della Siria. Violati da entrambe le parti i vari tentativi di cessate-il-fuoco, l’offensiva dei regolari è proseguita in queste settimane fra asperrimi combattimenti e le migliaia di civili in fuga, si parla di 80mila: nonostante l’area di Idlib fosse stata dichiarata dal vertice di Astana (Russia, Turchia e Iran) zona di de-escalation, a Damasco preme portare sotto il proprio controllo l’intero territorio siriano, mentre la regione nord occidentale è in mano alla minoranza turcomanna, sostenuta dalla Turchia, ma soprattutto ai jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (ex al-Nusra, ex al-Qaeda).
Proprio nella provincia di Idlib nei mesi scorsi sono stati portati ribelli e jihadisti con le loro famiglie da ogni parte della Siria man mano che l’esercito di al-Assad procedeva nelle riconquiste, ma le trattative sui vari tavoli non hanno prodotto risultati concreti circa il futuro della parte settentrionale del paese, da dove i jihadisti hanno tentato colpi di mano lanciandosi in offensive poi fallite. I militari così hanno iniziato a strappare palmo a palmo città e villaggi, fino ad arrivare oggi a soli tre chilometri dalla città di Maarrat al-Numan, una delle principali roccaforti dei ribelli situata lungo l’autostrada che unisce Aleppo a Hama, nota per aver resistito in passato in modo pacifico ai jihadisti.
Purtroppo la guerra porta numerose vittime fra i civili, ed anche oggi l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione con sede a Londra e vicina alle opposizioni, ha riportato di un bombardamento “ad opera di aerei russi” su una scuola utilizzata come rifugio in un villaggio nella provincia di Idlib, il quale ha causato la morte di otto persone tra cui cinque bambini.
Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha denunciato il massiccio arrivo di profughi in Turchia, occasione per lui di fare pressioni sull’Ue, che già versa 6 miliardi ad Ankara per la gestione dei flussi migratori: ”la Turchia non può accogliere una nuova ondata di rifugiati provenienti dalla Siria”, ha detto, aggiungendo che “Gli effetti negativi di questa pressione che subiamo saranno sentiti da tutti i Paesi europei, a cominciare dalla Grecia”.