Siria. Procede l’offensiva di Erdogan. Di Maio chiederà all’Ue ‘misure nei confronti della Turchia’

di Enrico Oliari

Suona come una beffa il nome che il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha scelto per la sua personalissima invasione della Siria. “Fonte di Pace” ha preso il via ieri con una serie di bombardamenti sugli obiettivi curdi nel nord del paese, e già l’Onu parla di migliaia di civili in fuga, mentre fonti curde riferiscono di 15 morti tra i civili come pure di attacchi subiti da parte di miliziani affiliati all’Isis. I vertici militari turchi hanno comunicato il coinvolgimento, oltre che dell’aviazione che da ieri sta martellando le posizioni curde, dell’impiego nell’offensiva di terra di 5mila militari e di numerosi mezzi blindati, ed Erdogan ha riportato dell’uccisione di “109 terroristi”.
Quelli che lui definisce “terroristi” sono i militari dell’Ypg, le “Unità di protezione del popolo curdo”, cioè l’ala armata del Partito Democratico (Pyd). E’ stato in questi anni il primo vero baluardo all’espansione dell’Isis anche grazie al supporto Usa, si pensi alla storica battaglia di Kobane ed alla liberazione della roccaforte di Abu Bakr al-Baghdadi, Raqqa. Si tratta di volontarie e di volontari che hanno combattuto strenuamente e a caro prezzo contro il terrorismo, quello vero, ma per Erdogan, che negli anni della guerra ha fatto transitare dagli aeroporti turchi decine di migliaia di foreign fighters e dai confini armi dirette ai “ribelli” e petrolio contrabbandato dall’Isis, restano terroristi intenzionati ad intensificare i contatti e la cooperazione con i cugini del Pkk curdo. Si tratta degli stessi curdi addestrati anche dagli italiani e a spese degli italiani, nello stesso momento in cui i miliziani dell’Isis feriti venivano curati negli ospedali turchi.
In questo mondo al contrario Erdogan procede nella sua offensiva volta ad assicurare una zona cuscinetto di 30 chilometri di profondità nel territorio siriano, per un fronte di 480 chilometri, territorio da portare sotto il controllo turco, di fatto un’annessione. Il via libera l’ha ottenuto nei giorni scorsi dal presidente Usa, l’alleato Nato Donald Trump, il quale ha ritirato il proprio appoggio ai curdi “per non essere immischiato in guerre tribali”, in realtà per non perdere del tutto il rapporto con la Turchia, dopo il caso di Fethullah Gulen, oggi autoesiliatosi a Philadelphia, e soprattutto l’acquisto da parte di Ankara dei sistemi difensivi S-400.
Ed Erdogan procede anche nella tattica dei ricatti: davanti alle proteste che si alzano dall’Unione Europea il presidente turco ha ben pensato di giocare la carta della spedizione in Europa dei 3,2 milioni di profughi trattenuti in Turchia come da accordi, peraltro rispettati solo a metà da Bruxelles: essi prevedevano il versamento di 6 miliardi di euro alla Turchia, solo in parte versati, del riavvio del processi di adesione all’us, mai iniziato, e della sospensione dei visti per i cittadini turchi, altra cosa mai realizzata anche per il rischio di ritrovarsi lil territorio europeo di foreign fighters turchi.
Ad ora i turchi, nettamente superiori per armamenti, hanno annunciato di aver sfondato a Bir Ashiq, Haw e a Kassas e di altre cinque località prossime al confine, mentre i villaggi curdi di Yabse e Tal Fander sono stati presi dagli alleati di Erdogan dell’Esercito libero siriano, quei “ribelli” spesso identificabili con i miliziani di Hayat Tahrir al-Sham (ex al-Nusra, ex al-Qaeda). La tv panaraba al-Arabija ha riportato di 5 militari turchi rimasti uccisi negli scontri, i media internazionali indicano diversi colpi di mortaio sparati dai curdi al di là del confine turco che avrebbero provocato alcuni feriti.
Per questa sera è prevista la riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu dalla quale non ci si aspetta più che delle reprimenda, mentre per domani è convocata l’assemblea della Lega Araba, dove i sauditi sono infuriati con Erdogan, il quale ha già preso a rinfacciare oro il medesimo atteggiamento nello Yemen.
Al netto di Donald Trump, che è tornato a minacciare la distruzione economica della Turchia in caso di un’iniziativa spropositata di Erdogan, da ovunque si levano appelli a fermare l’attacco e a rispettare i civili: l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha rammentato che “I civili e le infrastrutture civili non devono essere un obiettivo”, il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha lanciato l’allarme secondo cui l’iniziativa di Erdogan sfocerebbe in un’ulteriore destabilizzazione di una regione già duramente provata, e porterebbe ad una rinascita dell’Isis. Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, ha dichiarato che “Come governo condanniamo l’azione militare, rischia di compromettere la lotta al terrorismo. Le azioni di forza e le azioni militari nel passato hanno fatto soltanto proliferare il terrorismo”, ed ha detto che “l’unica strada da seguire è quella delle Nazioni Unite. Chiediamo al governo turco di cessare immediatamente l’offensiva, non è assolutamente accettabile che si usi la forza, che si continui a mettere a repentaglio al vita del popolo siriano che non merita un’altra iniziativa che destabilizzi quell’area. Lunedì abbiamo il consiglio dei ministri degli Affari esteri europei e sarà molto importante uscire da quel consiglio e dai successivi con una sola voce”. “L’Italia – ha aggiunto il titolare della Farnesina – chiederà l’utilizzo di misure nei confronti della Turchia che invitino a tornare indietro rispetto all’offensiva che ha deciso di muovere”.
Di Maio ha convocato l’ambasciatore turco a Roma, Murat Salim Esenli, per far avere le rimostranze dell’Italia, ma di mezzo ci sono importanti collaborazioni economiche e strategiche, a cominciare da quel Tap, il gasdotto che parte dall’Azerbaijan, che prima di chiamarsi tale passa proprio dalla Turchia, con il nome di Tanap.