Siria. Trump molla i curdi, ‘sono stati pagati molto’. E permette a Erdogan l’invasione

di Shorsh Surme

Mentre il sultano Turco Recep Tayyip Erdogan si sta preparando per attaccare il Kurdistan della Siria (Rojava), il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha proseguito con suoi soliti tweet volti a giustificare la sua decisione di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria settentrionale e di dare il via a “un’operazione turca” contro gli alleati curdi: con questi si erano alleati per sconfiggere il califfato, salvo oggi lasciarli soli, come sempre.
In una dichiarazione la Casa Bianca ha affermato che Trump si è sentito al telefono con il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan, conversazione nella quale è stato convenuto che le truppe statunitensi verranno ritirate e che presto avrà inizio un’operazione turca a est del fiume Eufrate.
Sono in molti a sostenere che Trump abbia con questo gesto tradito la popolazione curda.
In risposta alle critiche, Trump ha affermato che è tempo di fermare le “guerre senza fine” e “portare i nostri soldati a casa”. Certo cosa poteva dire in campagna elettorale?
È vero che il merito della sconfitta dello Stato islamico se l’è preso il capo americano fin dal 2014, ma non dimentichiamo che è stata la coalizione delle Forze democratiche siriane a guida curda (SDF) a scacciare l’ISIS dalle sue roccaforti urbane.
Il presidente degli Stati Uniti ha accusato i poteri europei di non aver ripreso i propri cittadini che si erano uniti ai ranghi jihadisti.
Tuttavia l’SDF ha perso più di 10mila combattenti nella guerra all’Isis, aiutata solo dal cielo dalla potenza aerea occidentale.
Trump in una sua dichiarazione ha quasi considerato i curdi come fossero dei mercenari affermando che “I curdi hanno combattuto con noi, ma sono stati pagati con enormi quantità di denaro e attrezzature per farlo. Combattono la Turchia da decenni. Ho trattenuto questa lotta per quasi 3 anni, ma è tempo per noi di uscire da queste ridicole guerre senza fine, molte delle quali tribali, e riportare a casa i nostri soldati”. Bravo presidente!
Ankara continua a trattare con gli Stati Uniti da diversi mesi sulla creazione di una “zona sicura” lungo il confine tra Turchia e Siria, da cui le forze curde si sarebbero ritirate e i rifugiati siriani in Turchia vi verrebbero reinsediati.