
di Mohamed Ben Abdallah –
Il presidente ad interim siriano Ahmad al-Sharaa è intervenuto sui gravi fatti di questi giorni che hanno interessato alcune zone costiere della Siria, dove elementi jihadisti hanno brutalmente ucciso un migliaio di civili in diverse città. Non è chiara la genesi dei fatti, si è parlato dell’attacco di milizie alawite (la leadership dell’ancien regime) a un posto di blocco, altre fonti hanno riportato di estremisti fuori controllo che si sono dati a vendette personali, certo è che le immagini crude diffuse dai social mostrano cadaveri martoriati, intere famiglie prese a bastonate, uomini inermi uccisi a sangue freddo da giovani assassini che se la ridevano. Un quadro che certamente è in contrasto con il proposito di stabilizzare la situazione considerando il multiculturalismo e la miriade di etnie di cui è composto i tessuto sociale siriano. Certo è che 14 anni di guerra civile, di soprusi e di violenze hanno segnato fortemente il popolo, o meglio i popoli, della Siria, e quando accaduto rischia di alimentare divisone e vendette.
Ahmad al-Sharaa lo sa, come sa anche che il credito presso il mondo arabo in primis e presso la comunità internazionale viene messo alla prova dei fatti, per cui viene chiamato oggi a un ruolo responsabile e di presidente di tutti i siriani, sono solo di una parte.
“Sappiamo bene che i pericoli che affrontiamo oggi non sono minacce transitorie, ma sono il risultato diretto di tentativi opportunistici da parte di forze che cercano di perpetuare il caos e distruggere ciò che resta del nostro amato Paese”, ha affermato nel suo messaggio alla nazione, “come pure che il regime decaduto ha lasciato ferite profonde (…), il carcere disumano di Sidnaya, i reparti di sicurezza, le violenze, l’uso dello stupro, le armi chimiche, lo sfollamento e la demolizione delle case sopra le teste dei loro abitanti”. “Fin da subito abbiamo rafforzato le aree a rischio con l’invio di forze di sicurezza per proteggere la pace civile e prevenire ritorsioni. Tuttavia queste forze sono state attaccate e molti di loro sono stati uccisi, bruciati e hanno subito aggressioni insieme ai residenti. Quelli che hanno commesso questo crimine atroce sono gli stessi che hanno commesso crimini orribili contro il popolo siriano negli ultimi 14 anni. Non sapevano che così facendo hanno abbattuto il muro che mantiene la pace civile, causando violazioni e diffondendo il caos che tutti abbiamo visto.
Tuttavia dobbiamo tutti essere forti e resilienti di fronte a coloro che cercano di provocare conflitti settari e divisioni (…): non tollereremo i residui del regime caduto che hanno commesso crimini contro le nostre forze armate e le istituzioni statali”. Nello stesso tempo “perseguiremo con rigore e senza alcuna tolleranza tutti coloro che si sono macchiati del sangue dei civili, o hanno abusato dei nostri compatrioti, o hanno oltrepassato i limiti dello Stato o hanno sfruttato il potere per ottenere benefici personali. Non ci sarà nessuna persona al di sopra della legge, e chiunque abbia le mani sporche del sangue siriano affronterà la giustizia presto o tardi”.
Inoltre “abbiamo annunciato la formazione di un comitato d’inchiesta per esaminare e indagare sugli eventi accaduti sulla costa siriana, presentare i responsabili alla giustizia e accertare la verità mostrandola al popolo siriano affinché tutti sappiano chi è il responsabile di queste trame. Annunceremo anche la formazione di un comitato superiore per mantenere la pace civile, incaricato dalla presidenza della Repubblica di comunicare direttamente con i residenti della costa siriana, ascoltarli e fornire il sostegno necessario per garantire la loro sicurezza e stabilità, rafforzando l’unità nazionale in questa fase delicata”.
Individui che hanno sparato freddamente ai civili, con tanto di immagini postate fieramente sui social, sono stati arrestati dalle forze governative.
Intanto c’è da segnalare l’importante accordo raggiunto all’incontro tra al-Sharaa e il comandante delle Forze Democratiche Siriane, Mazloum Abdi. Esso garantisce i diritti di tutti i siriani nella rappresentanza e nella partecipazione politica, riconosce la comunità curda come parte integrante dello Stato, garantendone i diritti di cittadinanza e nella Costituzione.
Prevede anche un cessate-il-fuoco su tutto il territorio siriano, stabilisce l’integrazione delle istituzioni civili e militari del nord-est della Siria nell’amministrazione statale, sostiene lo Stato siriano nella lotta contro i resti del regime deposto e contro qualsiasi minaccia alla sicurezza e all’unità del paese e respinge ogni appello alla divisione, i discorsi d’odio e i tentativi di fomentare tensioni tra le componenti della società siriana.

