Slovenia. Al voto con un primo ministro dimissionario

di Valentino De Bernardis

E’ ufficiosamente iniziata la campagna elettorale che porterà Lubiana al voto prima dell’estate. Sebbene manchi ancora l’ufficialità, è ormai chiara la volontà del presidente della Repubblica Borut Pahor di non voler affidare l’incarico di formare un nuovo esecutivo ad alcun partito per traghettare il paese nei prossimi mesi. Le date più accreditate per il voto il 27 maggio o 3 giugno.
Si va cosi risolvendo la crisi politica aperta con le dimissioni del primo ministro Miro Cerar lo scorso 14 marzo, a seguito della bocciatura della Corte suprema del referendum a sostegno della costruzione di un secondo binario lungo la tratta Divaca e Koper, fortemente voluto dal governo.
Al netto dei sondaggi degli ultimi mesi, si può però iniziare a fare delle considerazioni sulla composizione del futuro parlamento. Certamente a differenza di quanto accadde nel 2014, l’arco parlamentare sarà molto più frazionato, e renderà più complicata la formazione di una solida coalizione di governo.
Il primo partito a partire sconfitto sarà proprio il Partito del Centro Moderno (SMC) di Cerar, che molto difficilmente riuscirà a ripetere l’ottima performance delle ultime legislative, dove riuscì a raggiungere il 34% delle preferenze. Il raggiungimento della doppia cifra potrebbe già ritenersi un risultato soddisfacente.
Altro soggetto che certamente uscirà ridimensionato dal voto primaverile sarà l’altro partito di governo, il Partito Democratico dei Pensionati della Slovenia (DeSUS) di Erjavec. Il DeSUS già da n paio di anni attraversa una fase calante, per cui il mantenimento del 10% dei voti del 2014 appare una chimera. Molto probabilmente anche esso vedrà i suoi voti dimezzarsi, puntando ad ottenere il numero necessito di seggi per giocare il ruolo di ago delle bilancia in parlamento qualora ve ne dovesse essere bisogno.
Tra i tre partiti al governo, l’unico dato in forte ascesa dai sondaggi è quello dei Socialdemocratici (SD) di Zidan, che dovrebbero ricattarsi della non positiva performance del 2014 di poco sotto il 6%, riuscendo questa volta a raggiungere agilmente la doppia cifra, rischiando addirittura di diventare il primo partito del centrosinistra.
In fase di ridimensionamento anche i conservatori del Partito Democratico Sloveno (SDS), ancora legati attorno alla figura del leader storico Jansa nonostante le sue vicissitudini giudiziarie. Anche loro attestati dai sondaggi poco sopra il 10%, che se confermato dalle urne potrebbe essere uno dei peggiori risultati della loro storia recente.
Le preferenze elettorali lasciate per strada dai partiti attualmente in parlamento saranno quasi completamente raccolte dalla nuova formazione Lista Marjan Sarec (LMS) nata attorno all’ex giornalista e comico da cui prende il nome. Sull’onda lunga dell’ottima performance delle elezioni presidenziali del 2017, in cui riuscì ad arrivare al ballottaggio, potrebbe confermarsi primo partito (con una forbice che adesso è data tra il 15-19%), ed ottenere l’incarico di formare il prossimo esecutivo. Sebbene LMS non si riconosca in alcuna corrente politica di destra o di sinistra, osservando il suo percorso è molto probabile che possa trovare un interlocutore preferenziale tra i soggetti di centro-centrosinistra.
La probabile forte affermazione di LMS rappresenta una caratteristica tipica dell’elettorato di affidarsi completamente a leader estranei alla politica, cosi come accadde nel 2011 con il sindaco di Lubiana, Zoran Jankovic, e la sua Slovenia Positiva che raccolse quasi il 29%, e successivamente nel già citato caso di Miro Cerar.
Rimane da capire se anche l’esperienza politica di Sarec si andrà poi a sgonfiare nel volgere di una legislatura.

Nella seconda foto: Miror Cerar.

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