Slovenia. Ripristinata l’indipendenza editoriale della RTVSLO

di Alberto Galvi

Gli sloveni hanno sostenuto il disegno di legge per ridurre l’influenza politica e ripristinare l’indipendenza editoriale dell’emittente nazionale RTVSLO (Radio Television of Slovenia). La leadership del servizio pubblico dei media è stata nominata dall’ex governo di destra capitanato dal partito SDS (Partito Democratico Sloveno) di Janez Janša. RTVSLO è la più grande emittente nazionale in Slovenia e ha 2mila dipendenti.
L’attuale coalizione di governo di centrosinistra, che ha vinto le elezioni legislative ad aprile, ha adottato una legge sulla riforma della RTVSLO poco dopo aver preso il potere. A luglio il nuovo governo ha approvato i cambiamenti che avrebbero posto fine alla pratica del Parlamento di nominare i membri del consiglio del programma RTV. Il SDS (Partito Democratico Sloveno) di Janša, ha quindi chiesto un referendum come ultimo tentativo per impedire l’adozione di questa legge.
Il referendum si è incentrato sulle riforme proposte dal neoeletto governo sloveno per proteggere RTV dalle interferenze politiche. Più del 62 per cento degli elettori era a favore della legge. Oggi il Parlamento nomina 21 dei 29 membri del consiglio del programma, e l’organo nomina l’amministratore delegato dell’emittente e approva i piani di produzione. Nel contestare le riforme, l’SDS ha affermato che le modifiche legali avrebbero un impatto sull’indipendenza di RTV perché miravano esclusivamente a sostituire l’attuale gestione.
Janša ha spesso criticato i media e i giornalisti accusandoli di parzialità, e durante il suo mandato la maggior parte dei direttori e redattori del programma di notizie RTVSLO è stata licenziata, il che ha provocato proteste pubbliche. Il primo ministro Robert ha ringraziato gli elettori per aver preso sul serio la proposta referendaria.
Nei tre referendum proposti dall’SDS gli elettori hanno votato in maggioranza a favore dei provvedimenti varati dal governo, contro i quali si era schierato il SDS promotore delle consultazioni. Gli altri due referendum riguardavano la riforma dell’assistenza per gli anziani e la modifica del numero dei ministeri, ma non è stato raggiunto il quorum necessario in nessuno dei tre referendum.