Somaliland. Il suo status politico nel complicato frazionamento somalo

di Alberto Galvi

Il Somaliland ha dichiarato l’indipendenza dalla Somalia nel 1991, dopo anni di dittatura e sanguinosi conflitti sotto il presidente somalo Mohamed Siad Barre. L’ex protettorato britannico si trova nel Golfo di Aden e confina con Etiopia, Gibuti e Somalia. La lotta del Somaliland per essere riconosciuto come uno Stato indipendente è stata ostacolata da questioni diplomatiche tra la comunità internazionale e la Somalia.
Il Somaliland funziona come un’entità sovrana, con una propria costituzione, istituzioni e popolazione permanente.
La popolazione del Somaliland è composta da 4,5 milioni di persone e rilascia i propri passaporti, la propria valuta e mantiene un forte esercito e una marina nazionale che hanno frenato con successo con il sostegno delle forze navali dell’Unione europea la pirateria nel Golfo di Aden.
I leader del Somaliland si sono allontanati dal TFG (Transitional Federal Government) della Somalia, istituito nel 2004 a seguito dei colloqui con un interlocutore come il governo kenyota che considerano una minaccia all’autonomia del Somaliland.
La Somalia a causa della corruzione, violenza, carestia ed estremismo religioso si è sgretolata durante i 3 decenni di guerra civile. Il Somaliland in quel periodo ha invece mantenuto la pace, la stabilità e la democrazia, istituendo un proprio parlamento e tenendo 4 elezioni nazionali dal 2003.
In Somalia invece durante il periodo del TFG la nomina del Presidente avveniva con la cosiddetta formula 4.5, su base clanica. In questo modo la divisione del potere somalo prevedeva che se il Presidente era un membro del clan Haiwye, il Primo ministro doveva essere un Darod e viceversa. Il TFG si è concluso il 20 agosto 2012, da allora la NCA (National Constituent Assembly) è stata incaricata di elaborare una nuova costituzione.
La Somalia è attualmente governata da una Costituzione provvisoria e la promulgazione di una nuova e permanente costituzione si sarebbe dovuta approvare nel 2020. Il Parlamento federale è diventato bicamerale con la Camera alta e quella del popolo i cui membri hanno prestato giuramento il 27 dicembre 2016.
I leader del Somaliland, hanno concordato nel giugno del 2012 di discutere a Londra con il governo somalo per stabilire lo status del Somaliland, sotto l’egida di Gran Bretagna, Unione Europea e Norvegia.
Per cercare di ottenere il consenso internazionale come Stato indipendente, il governo del Somaliland vuole essere incluso nella Task Force sul Mar Rosso e nel Golfo di Aden dall’IGAD (Interovernmental Authority on Development).
Il Somaliland chiede di essere incluso tra le principali parti interessate del Mar Rosso dopo che l’Arabia Saudita ha formato un gruppo di Paesi in cui ha incluso diverse nazioni del Corno d’Africa come il Sudan, Gibuti, la Somalia, l’Eritrea, escludendo proprio il Somaliland.
Gli altri paesi della Task force sono l’Egitto, lo Yemen e la Giordania e tutti insieme faranno parte del Consiglio degli Stati arabi e africani al confine con il Mar Rosso e il Golfo di Aden. Il Somaliland non si arrende e afferma di essere stato a lungo impegnato a salvaguardare e garantire che le acque territoriali a cavallo della sua costa rimangano sicure e protette dalla pirateria e da altre forme di terrorismo.
Nel febbraio di quest’anno i leader dei 3 principali partiti del Somaliland: il presidente Muse Bihi del partito Kulmiye, l’Ing. Feisal Ali Warabe del partito UCID e Abdirahman Mohamed Abdilahi ‘Irro’ del partito Wadani hanno firmato un accordo a Hargeisa la capitale del Somaliland.
In questo accordo si è deciso che le elezioni parlamentari e dei consigli comunali si terranno entro il 2020. I contestati commissari della Commissione elettorale nazionale restano in carica e adempiono al proprio mandato costituzionale. I partiti dell’opposizione UCID (Justice and Welfare Party) e Wadani aderiscono immediatamente alla commissione in seguito alle dimissioni della stessa.
Le tensioni tra Somalia e Somaliland rimangono elevate. Il nocciolo della contesa è ancora lo status politico del Somaliland alla luce della sua dichiarazione di indipendenza del 1991. La Somalia considera il Somaliland come parte del suo territorio.
Le relazioni tra Somalia e Somaliland si sono riscaldate nel 2018 quando le truppe del Somaliland e del Puntland, hanno ammassato i loro soldati nelle aree contese di Sool e Sanaag del Somaliland. Questa disputa è iniziata dal 1998 con i timori che la tensione potesse degenerare in una guerra aperta.
Il Puntland si è dichiarato nel 1998, uno stato regionale semi-autonomo della Somalia teoricamente fedele al governo federale di Mogadiscio in parte per evitare la guerra tra clan come si è abbattuta nella Somalia meridionale.
I combattimenti del 26 febbraio sono scoppiati nella regione di Sanaag tra le forze del Somaliland e del Puntland, il quale non cerca il riconoscimento come entità indipendente, ma desidera solo di far parte della Somalia federale.
Farmajo il 13 febbraio si è scusato con i leader del Somaliland per le atrocità subite dall’ex presidente della Somalia Siad Barre, che Bihi ha accolto con favore il 18 febbraio. Bihi ha escluso la visita di Farmajo nella capitale Hargeisa.
L’incontro delle scorse settimane è stato il primo da quando il presidente somalo Mohamed Abdullahi Mohamed e il leader del Somaliland Muse Bihi Abdi sono entrati in carica nel 2017. Durante l’incontro i leader di entrambe le delegazioni si sono incolpati reciprocamente dei falliti colloqui passati. I leader del Somaliland hanno insistito sul fatto che la loro sovranità non è negoziabile.
Il presidente della Somalia deve affrontare una serie di sfide nei prossimi mesi. L’inviato speciale dell’Onu per la Somalia, il sudafricano Nicholas Haysom ha avvertito il leader somalo della necessità di dialogare con i leader delle regioni semi-autonome per ottenere il consenso della comunità internazionale alle prime elezioni presidenziali in 50 anni, che si dovrebbero svolgere entro la fine dell’anno.