Somaliland. La Turchia tenta una mediazione tra Somalia e Etiopia

di Alberto Galvi –

Nei prossimi giorni ad Ankara, in Turchia, i ministri degli Esteri di Somalia e Etiopia si incontreranno per discutere le divergenze circa l’accordo portuale sottoscritto tra aAddis Abeba e la regione separatista somala del Somaliland. L’accordo garantisce all’Etiopia un contratto di locazione di 50 anni su una base navale con accesso al porto di Berbera in Somaliland.
A mediare i colloqui tra Somalia ed Etiopia il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan.
Alla base dello contro vi è il fatto che l’Etiopia, paese senza accesso al mare, ha stipulato accordi alle spalle di Mogadiscio per prendere in affitto 20 km di costa dal Somaliland in cambio del riconoscimento dell’indipendenza della regione separatista. Come reazione il governo della Somalia ha per prima cosa espulso lo scorso aprile l’ambasciatore etiope Mukhtar Mohamed. Le autorità somale hanno inoltre chiuso i consolati etiopi di Hargeisa, capitale del Somaliland, e di Garowe, capitale della regione semiautonoma del Puntland, mentre il governo centrale non ha di fatto controllo sul Somaliland.
La Turchia è diventata uno stretto alleato della Somalia, paese che oggi ospita una delle principali basi turche nel continente africano, e tra i due paesi è stato stipulato nei mesi scorsi un accordo di cooperazione economica e di difesa. L’economia etiope è imitata dalla mancanza di accesso al mare, in quanto è stata tagliata fuori dal Golfo di Aden dopo una guerra durata tre decenni che ha visto l’Eritrea separarsi nel 1993, portando con sé tutta la costa del paese.
La Somalia considera qualsiasi riconoscimento internazionale del Somaliland come un attacco alla sovranità, pertanto ritiene illegale l’accordo sul porto stretto dall’Etiopia. La tensione diplomatica è alle stelle, per cui l’obiettivo è quello di scongiurare uno scontro diretto fra i due paesi, cioè fra l’Etiopia, paese con una crescita media annua del Pil pari all’11% ma impegnata nelle tensioni del Tigré, e la Somalia, paese molto debole, con una crescita del 2,4% e pressoché dipendente dalle rimesse, con la guerra agli al-Shabaab a sud e i venti separatisti nella parte settentrionale e orientale del paese.