Sri Lanka. Il primo ministro Mahinda Rajapaska si è dimesso dopo settimane di proteste

di Alberto Galvi

Il primo ministro dello Sri Lanka Mahinda Rajapaska si è dimesso dopo settimane di proteste per la crisi economica in cui versa il paese, proteste che hanno preso di mira anche il fratello Gotabaya Rajapaska, presidente della Repubblica. Il primo ministro ha inviato una lettera di dimissioni al presidente, ma è altamente improbabile che la mossa potrà soddisfare gli oppositori del governo fino a quando anche quest’ultimo rimarrà al potere.
Le dimissioni arrivano dopo che i sostenitori del partito al governo SLPP (Sri Lanka Podujana Peramuna) hanno attaccato i manifestanti anti-governativi fuori dal palazzo presidenziale di Colombo. Il presidente Rajapaksa ha imposto un coprifuoco nazionale a seguito degli tra i manifestanti e le forze dell’ordine, le quali sono ricorse a gas lacrimogeni e idranti; cinque persone sono morte, tra cui un parlamentare del partito al governo, e quasi 200 sono rimaste ferite nelle violenze scoppiate nella capitale.
I manifestanti hanno criticato i fratelli Rajapaska per non aver affrontato adeguatamente una situazione economica in costante deterioramento, molto probabilmente la peggiore che il paese abbia visto dalla sua indipendenza dal Regno Unito nel 1948. La crisi economica ha causato tassi di inflazione vertiginosi, mancanza di cibo, carburante e forniture mediche. Dal mese scorso ci sono state proteste per l’aumento dei prezzi e le interruzioni di corrente, ed il paese è oggi ufficialmente in default.
Negli ultimi due decenni i fratelli Rajapaska hanno avuto in mano la politica dello Sri Lanka. Il presidente ha recentemente accettato di abrogare un emendamento alla costituzione che aveva di fatto concentrato il potere nelle sue mani, e quindi di restituirlo al Parlamento. Anche altri membri della famiglia Rajapaksa che avevano precedentemente ricoperto seggi nel Gabinetto si sono dimessi, ed il presidente l’unico membro rimasto della famiglia politica ancora al potere. I manifestanti continuano a mobilitarsi per le sue dimissioni.