Sud Sudan. Firmata a Roma la ‘Dichiarazione’ sul processo di pace

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Le opposizioni del Sud Sudan hanno firmato a Roma su mediazione della Comunità di Sant’Egidio la “Dichiarazione di Roma sul processo di pace in Sud Sudan”, un fatto storico per il paese perennemente dilaniato dalla guerra civile fin dalla sua nascita, nel luglio 2011.
Presenti alla firma i delegati del governo del presidente Salva Kiir Mayardit e i leader del Ssoma, sigla che raccoglie i movimenti di opposizione. Questi ultimi non avevano sottoscritto l’intesa proposta a novembre sempre a Roma, ma già in dicembre era stata annunciata da Kiir la disponibilità a formare un governo unitario di transizione entro fine febbraio.
I combattimenti in Sud Sudan sono già sensibilmente diminuiti dalla firma dell’accordo di pace del settembre 2018, ma Kiir e il suo ex-vice Machar non erano riusciti ad applicarne alcune parti. In particolare erano rimaste aperte alcune controverse, tra cui quelle relative alla creazione di un esercito unitario e alla delimitazione degli Stati Regionali interni al Paese.
Per Paolo Impagliazzo, della Comunità di Sant’Egidio, “È un documento di grande importanza, perché per la prima volta tutti si impegnano alla cessazione delle ostilità, all’avvio di un dialogo politico per il cessate il fuoco e all’accesso delle organizzazioni internazionali umanitarie all’interno del Paese per alleviare le sofferenze della popolazione civile”.
Il delegato del Ssoma, Ssoma Pa’gan Amum Okiech, ha comunicato all’agenzia Dire che “È una giornata storica per il Ssoma. Le differenze sono che in questa dichiarazione, per la prima volta, governo e opposizione hanno trovato un’intesa per affrontare i problemi alla radice, e non solo concentrarsi sulla formazione del governo e la spartizione del potere; l’intesa riguarda la ristrutturazione del giovane Stato sud-sudanese come Stato che appartenga a tutti i suoi cittadini senza tribalismi ne’ mala gestione delle risorse”.