Sud Sudan. Il Papa a Juba. Jambo, ‘Viva Francesco, ma sta a noi cambiare il Paese’

Agenzia Dire

“A Juba hanno iniziato a costruire una strada quando il Papa ha annunciato il suo viaggio, poi hanno interrotto i lavori quando ha reso noto che non sarebbe più venuto e infine hanno ripreso a costruirla una volta che la visita è stata confermata in via definitiva: tutto d’un tratto si è ritrovata la volontà di ultimarla. Siamo contenti che il Santo Padre venga a visitare il nostro Paese, ma è molto importante che la volontà di cambiare le cose arrivi da noi”. Akau Jambo, 25 anni, è un comico stand-up sud-sudanese. Per raccontare una contraddizione grande, ma anche per mandare un messaggio di incoraggiamento, parte dall’osservazione di un processo piccolo: di una storia singola che riguarda la vita delle persone. “Penso che come artista debba fare questo, annotare cosa succede attorno a me e poi creare consapevolezza”, premette Jambo, in un’intervista con l’agenzia Dire. L’artista ha lasciato il Paese pochi giorni prima dell’arrivo del Santo Padre, che sarà a Juba domani per una tre giorni di visite nel quadro del suo 40esimo viaggio apostolico, che lo ha già portato nella Repubblica democratica del Congo. La missione era originariamente in programma l’anno scorso, ma è stata annullata lo scorso giugno a causa di alcuni problemi di salute di Francesco.
Jambo parla dall’Australia, dove si trova per partecipare al Fringe Festival di Perth con il suo spettacolo, “The Woke Refugee”, letteralmente “Il rifugiato risvegliato”. La storia da cui parte Jambo, stavolta, è la sua: “Sono nato in un campo profughi nel nord del Kenya e sono cresciuto in Uganda. Da diverso tempo sono tornato in Sud Sudan e sono di base a Juba, dove da sei anni mi dedico alla comicità. Organizzo serate di stand-up, le ‘Juba Open Mic’, e sono stato anche uno degli organizzatori del Juba International Comedy Festival, che ad aprile quest’anno partirà con la sua seconda edizione”.
Durante la pandemia Jambo ha anche partecipato a uno show organizzato dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) nell’ambito dell’iniziativa LuQuLuQu, nata per sostenere le persone sfollate che vivono in Africa.
I fatti raccontati da Jambo accomunano molte persone che sono dovute fuggire dall’instabilità che affligge la regione del Sudan e del Sud Sudan, sfociata in guerre civili, prima e dopo l’indipendenza di Juba nei confronti di Khartoum, ottenuta nel 2011. A oggi nel mondo, stando a dati di Unhcr, vivono oltre due milioni di rifugiati sud-sudanesi, per lo più residenti in altri Paesi dell’Africa.
Il percorso artistico del comico incrocia ora la visita del Papa. In un video pubblicato su Twitter alcuni giorni fa Jambo ironizza sulle misure di sicurezza imposte per il viaggio del Pontefice – “hanno chiuso tutte le strade del Paese, mentre tutti i telefoni cellulari dovranno essere messi in modalità silenziosa” – e sui criteri di selezione delle persone che avranno modo di incontrarlo – “quelli che hanno grandi problemi vedranno il Papa, mentre chi è alle prese con questioni più piccole parlerà con i vescovi”.
Il punto però, secondo Jambo, non è la visita del Papa in quanto tale. “Il viaggio di Francesco è molto atteso e sono contento che avvenga” dice il comico. “Contribuirà anche a ridare un nuovo nome al Paese e a incentivare il turismo, dato che mostrerà che il nostro non è solo un piccolo e povero Paese ma che anzi il Sud Sudan si può anche visitare”. Jambo prosegue: “Il nodo centrale, come dimostra la parabola della strada ultimata in pochi giorni solo con la garanzia della visita del Papa, è che la motivazione per migliorare il Paese non deve arrivare da eventi straordinari: Siamo in primis noi a dover dare un nuovo volto al Sud Sudan”.
Gli esempi ci sono. Uno, in particolare, proviene da una figura dello sport particolarmente cara a Jambo, come denuncia già la sua biografia su Twitter. “Visto e sostenuto da Luol Deng”, si legge sul suo profilo social in riferimento alla ex stella dell’Nba e rifugiato sud-sudanese in Gran Bretagna, ora presidente della federazione nazionale di pallacanestro. “Penso che lui sia una grande fonte di ispirazione; la sua fondazione ha sostenuto economicamente l’organizzazione del primo comedy festival che abbiamo organizzato a Juba”, spiega il comico. “Cinque anni fa non avevamo un squadra e ora siamo a due passi dal qualificarci per i Mondiali, la squadra è composta tanti giovani sud-sudanesi che però non sono cresciuti nel Paese: Deng ha dato loro una grande spinta, ha creato qualcosa attorno a cui unirsi e ora tutti noi aspettiamo col fiato sospeso le partite per la qualificazione”.