SUD SUDAN. Rapporto dell’Unione Africana: la guerra civile ha portato a indicibili violenze

di C. Alessandro Mauceri

Sud sudan ribelliIl Sudan del Sud è lo stato più giovane del mondo. Nato a luglio 2011, al termine di una sanguinosa guerra civile, deriva dalla volontà di separarsi dal Sudan, secessione ottenuta dopo un referendum che ha visto il favore della quasi totalità dei votanti.
Sin dall’inizio, però, gli scontri tra le diverse etnie all’interno del paese e gli interessi per lo sfruttamento delle risorse minerarie, prima fra tutte il petrolio di cui il paese è ricco, hanno reso difficile la convivenza.
Solo due anni dopo tra l’esercito regolare del presidente Salva Kiir, di etnia Dinka, e quello rivoluzionario dell’ex vicepresidente Riek Machar, attuale leader dei ribelli di etnia Nuer, è iniziata una vera e propria guerra che dura ancora oggi.
Da allora nel paese sono in corso scontri violenti che hanno causato decine di migliaia di morti, e sono già oltre due milioni le persone che sono state costrette ad abbandonare le loro case, come ha riferito la Bbc.
Inutile ogni tentativo di negoziazione da parte dell’Unione Africana: fino ad ora, dall’inizio degli scontri, sono state firmate sette tregue, ma nessuna di queste è stata rispettata a lungo. Anche l’armistizio siglato tra forze governative e rivoltosi ad agosto scorso non ha avuto successo: gli scontri continuano ed anzi, pare che la guerra sia sempre più cruenta.
A denunciarne l’orrore un rapporto dei membri della commissione dell’Unione Africana guidata dall’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo: “La commissione crede che crimini di guerra siano stati commessi a Giuba, Bor Bentiu e Malakal”. Alcuni testimoni hanno riferito alla commissione addirittura di persone costrette a bere sangue e mangiare la carne di cadaveri.
Il rapporto riporta che “Donne di tutte le età hanno parlato dei sistematici stupri di gruppo a cui sono state sottoposte e di come poi venivano lasciate prive di sensi e sanguinanti”. “Le persone, poi, non venivano semplicemente uccise con un colpo di pistola, ma, per esempio, venivano picchiate prima di doversi buttare nel fuoco. Abbiamo sentito anche di uomini catturati e costretti a nutrirsi di carne umana e a bere sangue”.
Responsabili di questi crimini entrambe le fazioni, sia i ribelli che l’esercito regolare. Il rapporto parla di “un’operazione organizzata che non avrebbe potuto avere successo senza il coinvolgimento degli ambienti militari e di governo”.