Sud Sudan. Stop del governo ad incremento forza Onu nel paese

di Giacomo Dolzani – 

Nonostante il novembre scorso avesse dato la propria approvazione, il governo del Sud Sudan, tramite una dichiarazione rilasciata dal portavoce del ministro degli Esteri, Mawein Makol Ariik, ha annunciato oggi di non aver intenzione di autorizzare l’incremento di organico, da 12.000 a 16.000 unità, dell’Unmiss (United Nations Mission in South Sudan), la missione di pace Onu presente nel paese africano sin dal giorno della sua indipendenza dal Sudan, dichiarata il 9 luglio 2011.
A sostegno della decisione del governo, Ariik ha affermato che “Juba è in grado di garantire sicurezza e stabilità per il paese e per i suoi cittadini”, una dichiarazione che è però in netto contrasto con la realtà di un paese in piena guerra civile, dove ogni giorno si assiste a scontri tra forze governative e gruppi ribelli.
I caschi blu inviati dalle Nazioni Unite si sono infatti rivelati incapaci di porre sotto controllo la situazione e di difendere la popolazione civile; l’invio di altri 4.000 uomini è però comunque visto dal presidente Salva Kiir come una minaccia alla sovranità nazionale ed un impedimento alla libertà di azione del governo di Juba, le cui truppe sono spesso state accusate di commettere violenze contro i civili nelle aree riconquistate ai ribelli.
Dopo il fallito colpo di stato nel dicembre 2013, guidato dall’ex vicepresidente Riek Machar, il paese è infatti precipitato in una spirale di violenza, trasformatasi poi in una guerra civile anche su base etnica, che vede contrapposti di Dinka, etnia del presidente Kiir, ad i Nuer, cui appartiene Machar.
Le trattative di pace condotte sotto l’egida dell’Onu hanno portato a decine di tregue, costantemente violate da entrambe le parti, senza riuscire a risolvere definitivamente il conflitto, il quale in tre anni ha portato a decine di migliaia di vittime e ad oltre 2 milioni di sfollati.

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