Sudafrica. La resa dei conti nell’Anc alle porte?

di Valentino De Bernardis

Fissato per il prossimo 8 agosto il voto di sfiducia nei confronti del presidente della repubblica de Suidafrica Jacob Zuma. La data iniziale del 3 agosto è stata posticipata per questioni di calendario parlamentare, ma la sostanza dei fatti non cambia. Rimane sul tavolo il lungo logoramento del partito di maggioranza assoluta African National Congress (ANC), del suo leader ormai sul viale del tramonto e, quello che è peggio, di un intero paese impantanato nelle sabbie mobili dell’inattività della propria classe dirigente.
Il dibattito sulla mozione di sfiducia di Zuma rappresenta una non-notizia, già altre sette volte dal 2009 ad oggi l’ANC è stato chiamato a dare quadrato attorno al proprio presidente, respingendo i tentativi di spallate all’esecutivo dei due principali partiti di opposizione (Democratic Alliance-DA ed Economic Freedom Fighters-EFF). Un’opposizione con il vento a favore, che mira a ripetere l’exploit ottenuto alle elezioni amministrative, dell’agosto 2016, in cui ha ottenuto il controllo di Pretoria, Nelson Mandela Bay, Città del Capo e Johannesburg (solo per citare le più importati). Ulteriormente galvanizzata da un governo più volte rimescolato, ai minimi della popolarità secondo i sondaggi.
La vera notizia è quella non ancora battuta dai giornali e riguarda la decisione (non ancora presa), se la mozione dovrà essere votata a scrutinio segreto oppure no, e proprio da questo dettaglio potrebbe dipendere il proseguimento dell’ANC alla guida di Johannesburg.
Sulla legittimità di richiedere o meno il voto segreto, come richiesto dalle opposizioni si è pronunciata il 22 giugno la Corte Costituzionale, che pur non ravvedendo i crismi dell’incostituzionalità della richiesta, ha investito la figura del presidente della parlamento, carica ricoperta da Baleka Mbete, la discrezionalità di accogliere o meno la richiesta delle opposizioni.
Alta è quindi la pressione che da più parti si sta tentando di esercitare nei confronti di Mbete, dato l’importanza della decisione che è chiamata a dover prendere.
In caso di voto palese, nonostante le varie correnti esistenti all’interno dell’ANC e la spaccatura quasi completamente insanabile Zuma e le sue prime linee quali Cyril Ramaphosa Gwede Mantashe, Jessie Duarte, Zweli Mkhize, e la stessa Mbete, la quasi totale maggioranza dei 249 parlamentari di maggioranza voteranno secondo l’ordine di partito di salvare il loro leader per evitare di essere poi in futuro additati come traditori.
Tutt’altro discorso è invece da farsi qualora si dovesse procedere con scrutinio segreto. Non sono infatti da escludersi imboscate e cacciare, senza sporcarsi le mani pubblicamente, un leader non più carismatico, costantemente impegnato ad inimicarsi tutte le correnti e gli alleati anche extraparlamentari. Ultimo in ordine cronologico l’attacco gratuito, riservato ai primi di luglio durante un incontro politico, ai veterani della lotta alla segregazione razziale, sminuendone l’importanza del contributo dato alla causa. Che anche questo faccia parte di un precisa strategia di Zuma per contare chi sono i suoi fedelissimi prima del voto parlamentare? Difficile da credere, ma non impossibile.
Qualsiasi sia la scelta del presidente del parlamento Mbete, anche in caso di voto segreto, a giocare a favore di Zuma è la forte volontà di tutti ad evitare una crisi al buio in caso di sua sfiducia. In particolare modo in vista delle elezioni interne all’ANC di dicembre in cui sarà scelto il futuro candidato alle presidenziali del 2019. Rischiare di bruciare il nome di un potenziale candidato sei mesi prima dell’assemblea del partito rappresenta un rischio che in pochi si azzarderebbero a correre. Cosi come in caso di sfiducia parlamentare sarebbe altrettanto arduo cercare il nome di un traghettatore che accetterebbe di guidare il partito e in paese durante una delle più difficili congiunture economico-sociali, per poi tirarsi indietro una volta che si sia provveduto a cercare un nuovo leader.
Azzardando un pronostico, non bisogna chiedersi per chi suonerà la campana l’8 agosto, perchè certamente non suonerà per Zuma.

@debernardisv
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