Sudan. Breuer (WFP), ‘Con il conflitto 19 mln di persone a rischio’

'Diamo il massimo, serve solidarietà'.

Agenzia Dire

“Stiamo dando il massimo perché non c’è tempo da perdere; temiamo che il numero delle persone bisognose di cibo e aiuto possa raggiungere i 19 milioni, il 40 per cento dell’intera popolazione”: a parlare con l’agenzia Dire è Inge Breuer, vicedirettrice del World Food Programme (Wfp) in Sudan.
E’ trascorso ormai più di un mese dall’inizio dei combattimenti a Khartoum, nel Darfur e in altre regioni del Paese tra i reparti dell’esercito del generale Abdel Fattah Al-Burhan e le unità paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) fedeli al suo rivale, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti.
Breuer parla da Port Sudan, città in riva al mar Rosso dove nelle ultime settimane si sono riversate centinaia di migliaia di sfollati, costretti a fuggire a causa delle violenze.
“Per la popolazione civile la situazione è molto difficile” premette la vicedirettrice. “C’è il nodo della sicurezza, confermato peraltro anche dall’uccisione di alcuni nostri operatori in Darfur, all’inizio del conflitto; e poi c’è l’emergenza sociale, evidente se si considera come in Sudan già prima che le violenze dilagassero circa 16 milioni di persone soffrivano di insicurezza alimentare”.
Secondo stime delle Nazioni Unite, i combattimenti hanno già provocato circa 900mila profughi, 200mila dei quali spinti a lasciare il Paese cercando riparo in Ciad, Repubblica Centrafricana, Etiopia, Sud Sudan o Arabia Saudita.
Molti di loro si trovano ora a Port Sudan, da dove il Wfp coordina i propri interventi, sospesi solo per alcuni giorni dopo le uccisioni degli operatori in Darfur. “Finora abbiamo raggiunto e aiutato circa 350mila persone, distribuendo 7.500 tonnellate di cibo, soprattutto nell’est, che è una regione un po’ meno insicura, e anche nel Darfur settentrionale” riferisce Breuer. “Realisticamente pensiamo che nelle prossime settimane potremo intervenire a favore di quattro milioni e 900mila persone vulnerabili: vorremmo fare di più ma le condizioni di sicurezza sono molto complicate, anche dal punto di vista della possibilità di operare”.
Al di là dell’assistenza di base si sta lavorando a programmi mirati. “Vogliamo fornire prodotti nutritivi speciali a circa 600mila donne incinte e bambini particolarmente a rischio” dice Breuer. Convinta che l’altra sfida sia quella dei fondi, indispensabili per far fronte all’emergenza. “Entro fine anno ci serviranno 730 milioni di dollari, da parte della comunità internazionale e dei donatori” calcola la vicedirettrice: “Solo così saremo sicuri di avere le risorse necessarie per le persone più vulnerabili”.