Sudan. Nuovo golpe dei militari: arrestato il premier Hamdok

di Belkassem Yassine

Non conosce pace il Sudan, che a distanza di due anni dalle proteste di piazza e dal golpe militare che ha deposto Omar al-Bashir si è ritrovato oggi in un nuovo colpo di mano dei militari, che hanno arrestato il primo ministro Abdallah Hamdok e diversi esponenti governativi tra cui il ministro dell’Industria e quello dell’Informazione per essersi rifiutati di sostenere il “colpo di Stato”. E’ quanto ha riferito il ministero dell’Informazione dopo settimane di tensioni tra militari e civili, e tra gli arrestati vi sono anche membri del “Consiglio sovrano” guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhane, il quale in base alla Costituzione provvisoria avrebbe dovuto lasciare il posto ad Hamdok.
“Invito le forze armate a rilasciare immediatamente le persone arrestate”, ha esortato l’inviato dell’Onu in Sudan Volker Perthes, giudicando “inaccettabili” gli arresti di quasi tutti i civili in seno alle autorità di transizione.
Gli Stati Uniti, il cui emissario Jeffrey Feltman era il giorno prima nell’ufficio del primo ministro, si sono detti “profondamente preoccupati”, ammonendo che “qualsiasi cambiamento del governo di transizione mette a rischio l’aiuto americano”.
Il capo della diplomazia europea Josep Borrell ha invitato la comunità internazionale “a rimettere sui binari la transizione sudanese”, mentre la Lega araba si è detta “preoccupata”, esortando al “dialogo”.
Al-Burhane è poi intervenuto annunciando che a breve verrà nominato un nuovo governo composto da tecnici per rispondere alla difficile crisi economica che sta attraversando uno dei paesi più poveri del mondo.
Le notizie sono ancora scarne, perché internet e le telecomunicazioni sono stati bloccati. Da quello che si è appreso molti attivisti si sono portati verso il centro della capitale Khartoum, dove giovedì scorso i pro-civili hanno organizzato una dimostrazione al grido di “rivoluzione” per respingere “un colpo di stato strisciante”.
Lunedì il ministero dell’Informazione sudanese ha annunciato che le forze armate spareranno contro i manifestanti che “rifiutano il colpo di Stato militare” a Khartoum.
L’esercito ha sparato “proiettili veri” contro i manifestanti davanti ai quartieri generali dell’esercito nel centro di Khartoum, il cui accesso è vietato da blocchi di cemento e presidiato da diversi giorni dai militari. Chiuso anche l’aeroporto.