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Dopo anni di dispotismo è stato presentato il primo governo civile del Sudan: dopo giorni di indecisione e di rinvii il nuovo premier, Abdalla Hamdok, ha illustrato in diretta televisiva la lista dei ministri che, ha affermato, è stata frutto di un’attenta valutazione tra tutti i nomi proposti da “Forze per la libertà e il cambiamento”, il movimento protagonista delle imponenti proteste che hanno portato alle dimissioni del predecessore di Hamdok, Omar al-Bashir.
Quest’ultimo ha guidato il Sudan per circa trent’anni, dal 1989 all’aprile 2019, amministrando il paese con il pugno di ferro e rendendosi responsabile di crimini contro l’umanità, perpetrati soprattutto nella guerra che ha insanguinato la regione del Darfur, i quali hanno portato la Corte penale internazionale a porlo sotto processo (senza ottenere alcun risultato).
Dopo mesi di cortei e scontri di piazza in cui si chiedeva la sua rimozione, l’11 aprile scorso l’esercito si è schierato dalla parte dei manifestanti, accerchiando il palazzo presidenziale e destituendo al-Bashir.
