Svezia. Andersson ribadisce alla Turchia il rispetto del memorandum per l’adesione alla Nato

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Intervendendo sul quotidiano turco Hurriyet la premier svedese Magdalena Andersson ha ribadito che “verranno rispettati i termini previsti dal memorandum di intesa con la Turchia al fine di superare le obiezioni poste all’adesione alla Nato”.
Agi inizi di giugno la Turchia di Recep Tayyp Erdogan si era messa di traverso alla richiesta di adesione alla Nato di Svezia e Finlandia, paesi tradizionalmente neutrali ma preoccupati per un eventuale colpo di mano della Russia com’è avvenuto inUcraina. Ankara aveva fatto pesare i molti asili politici offerti ai curdi, circa 100mila e non di rado oppositori politici al governo turco o all’occupazione turca della Siria settentrionale, come pure il sostegno politico alle formazioni curde che ha visto dal 2019 il divieto di importazione in Svezia di armi turche a causa delle operazioni militari contro le Forze di difesa del popolo curdo (YPG), visto come una propaggine del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) ma anche protagonista nella lotta all’Isis, nel momento in cui decine di migliaia di foreign fighters transitavano liberamente per gli aeroporti turchi diretti in Siria e in Iraq, ed i feriti dello Stato Islamico venivano curati negli ospedali turchi.
Il governo turco inoltre si è sempre detto contrariato per i rapporti tra la leadership svedese e il Partito dell’Unione Democratica Curda (PYD), di cui YPG è l’ala armarta, ma in passato ha sostenuto anche che la Svezia abbia fornito equipaggiamento militare ai curdi, cosa a suo dire contraria “allo spirito dell’Alleanza Atlantica”. Accusa quest’ultima risibile se espressa dalla Turchia, che ha acquistato dalla Russia i sistemi difensivi S-400 studiati proprio per abbattere gli F-16 della Nato.
Svezia e Finlandia hanno alla fine dovuto fare di necessità virtù e agli inizi di luglio hanno firmato il memorandum d’intesa con la Turchia che oggi Anderson ha assicurato di voler rispettare: esso prevede che i due paesi scandinavi revochino l’embargo sulle armi imposto alla Turchia, inaspriscano le loro leggi contro i militanti curdi e garantiscano una “piena cooperazione con la Turchia nella lotta contro il PKK e i suoi affiliati”, nell’ottica di Ankara anche l’YPG, nonché la consegna di 33 curdi a cui è sttaa concessa la protezione internazionale ma che in Turchia sono accusati di terrorismo.