Svezia. Kristersson arriva secondo e guarda alle opposizioni per governare. Terzo partito i populisti di Akesson

di Guido Keller

Va bene ma non sfonda alle elezioni svedesi la destra populista ed euroscettica di Jimmie Akesson, che con il 16,9% delle preferenze si piazza come terzo partito del paese scandinavo. Facendo leva sulla sicurezza e sul tema dei migranti, 160mila accolti solo nel 2015 su una popolazione di 10 milioni di abitanti, Akesson è riuscito a consolidare la sua posizione aumentando di circa il 4% il consenso elettorale e soprattutto obbligando i Socialdemocratici del premier Stefan Lovfen (28,3%) a guardare al centrodestra moderato di Ulf Kristersson (19,7%) per formare un nuovo governo.
D’altronde sia Lovfen che Kristersson hanno da sempre escluso l’ipotesi di formare una maggioranza con “Un partito con radici naziste non potrà mai offrire nulla di responsabile”, per cui l’obiettivo di Lovfen è quello di restare al governo attraverso una Grosse Koalition in salsa svedese. Ipotesi, quella del premier uscente, possibile ma non certa dal momento che il nugolo delle sigle all’opposizione potrebbe coalizzarsi dietro a Kristersson, il quale ha già fatto sapere di attendersi un mandato per formare un nuovo governo e che Lofven dovrebbe dimettersi. Nascerebbe così un’alleanza di centrodestra che ipoteticamente andrebbe dai Moderati di Kristersson agli Svedesi Democratici di Akesson, uno scenario già visto in Austria, dove per governare il cancelliere Sebastian Kurz, leader del centro-destra (Oevp), è dovuto scendere a patti con l’ultradestra (Fpoe) di Heinz-Christian Strache.
Le recenti tornate legislative mostrano una crescita nel quadro europeo dei partiti populisti, euroscettici e xenofobici, un avviso sonoro sempre più insistente per l’establishment di Bruxelles di cambiare registro in un senso o nell’altro: o si implementa il progetto europeo per portarlo a compimento, cedendo ogni paese membro porzioni di sovranità, o si prende atto che è destinato al fallimento.