Taiwan. Lai, ‘Cerchiamo la pace con la Cina, ma senza illusioni’

di Giuseppe Gagliano

Nel primo anniversario del suo mandato, il presidente taiwanese Lai Ching-te ha pronunciato un discorso che si muove sul crinale tra diplomazia e deterrenza. Da un lato ha teso la mano a Pechino, riaffermando la volontà di dialogo; dall’altro ha ribadito la necessità di rafforzare le difese dell’isola, consapevole che la pace, nel contesto dello Stretto di Taiwan, non può prescindere dalla forza.
“Cerchiamo la pace, ma senza illusioni”, ha dichiarato Lai, cercando di equilibrare il bisogno di stabilità con la consapevolezza del crescente protagonismo militare cinese. Pechino, infatti, ha intensificato le sue incursioni aeree e navali, facendo registrare una media quotidiana di 20 velivoli e 11 navi nella zona di identificazione di difesa aerea di Taipei. E mentre la Cina disegna nuove simulazioni di guerra, con le esercitazioni “Strait Thunder-2025A” — Lai cerca di costruire un contro-narrativo fatto di dignità, difesa e collaborazione internazionale.
Il presidente ha rilanciato un appello al dialogo “su basi paritarie”, ma ha ricevuto come risposta accuse e propaganda: per i media statali cinesi è un “fomentatore di crisi”, e le sue aperture sono bollate come copertura per un’agenda separatista. Il confronto politico interno non è meno acceso: la maggioranza parlamentare è in mano all’opposizione filo-pechinese, che accusa l’amministrazione Lai di provocare tensioni e reprimere il dissenso, mentre il governo rafforza il controllo sui cittadini di origine cinese e reprime apertamente le dichiarazioni pubbliche favorevoli all’unificazione.
Sul piano economico, Lai ha annunciato un fondo sovrano per sostenere l’economia hi-tech, mentre cerca una sponda a Washington per superare la minaccia dei dazi e garantire stabilità alle filiere industriali strategiche.
La strategia del presidente è chiara: contrastare l’aggressività cinese non con l’illusione di un confronto frontale, ma con l’immagine di un’isola pacifica e risoluta, in grado di difendere la propria sovranità senza rinunciare a cercare il dialogo. In questa sfida, la posta in gioco non è solo l’indipendenza di Taiwan, ma l’equilibrio di potere in tutto l’Indo-Pacifico.