Tavola Rotonda: “Ucraina, potenziali ruoli geopolitici”

Red –

Sabato 27 novembre si è svolta una Conferenza Web & Tavola Rotonda dal titolo “Ucraina, potenziali ruoli geopolitici”. Organizzata da Polis Etica. Lo scopo? avviare un processo di pace prima che l’intera Europa esploda.
L’evento, dal titolo “Ucraina Potenziali ruoli geopolitici”, organizzato da Polis Etica (1), si è svolto sotto forma di videoconferenza per motivi pratici. I 10 esperti intervenuti hanno discusso le possibili soluzioni ed il ruolo che l’Italia dovrebbe svolgere in una ipotetica roadmap verso le pace.

L’Ucraina è ad un bivio esistenziale.
Gli attori della geopolitica internazionale puntano a farne dell’Ucraina una propria pedina. Il quadro geopolitico internazionale è in divenire e non rende facile prendere una posizione. Le posizioni possibili? In sintesi, sembrerebbero quattro:

Atlantista: un’Ucraina schierata con la fazione “pienamente Atlantista e Globalista” e perciò sotto il controllo di Washington;

Europeista: essere parte integrante e significativa nel contesto europeo, indubbiamente con un’influenza notevole degli orientamenti di Bruxelles e altri centri decisionali continentali, potendo però, tra l’altro, diventare un “ponte” (mediatore) tra Unione Europea e Russia.

Equilibrista: praticare una posizione d’equilibrio tra le due fazioni, dichiarandosi Atlantista, pur appartenendo a pieno titolo al proprio contesto naturale, quello Europeista e riaprendo rapporti costruttivi con la Russia. Quest’ultimo è lo stile che alcune nazioni europee hanno adottato, l’Italia in particolare. In tale posizione, l’Ucraina nei suoi ruoli geopolitici, può divenire ancor più il “ponte” su cui contare per mantenere allo stesso tempo un dialogo tra le parti; per esempio: UE e RUSSIA o USA e RUSSIA. L’Ucraina ne avrebbe le potenzialità, specialmente se, invece di farsi trascinare in un’anacronistica e masochista russofobia, diventasse l’ago della bilancia che rimette tutto in equilibrio.

Indipendentista: Atteggiamento tipico dei cosiddetti “paesi non allineati”, è quello praticato, per esempio, dalla ex Jugoslavia del Presidente Tito. Buoni rapporti con tutti, ma nessuna adesione ad alcuno dei “blocchi” che si fronteggiano. Anche in questo caso, è più facile ottenere attenzione e giocare un ruolo da “mediatore”.

I temi affrontati.
Durante la conferenza “Ucraina potenziali ruoli geopolitici”, i temi su cui si sono concentrati sono stati la posizione geografica e geopolitica attuale dell’Ucraina sulla mappa europea con riferimento ad una eventuale identità europea di Kiev e la sua presenza in un nuovo sistema di sicurezza in un confronto con il vicino russo.

Il pensiero di alcuni esperti italiani.
La Conferenza “Ucraina potenziali ruoli geopolitici” del 27 novembre ha visto la presenza di molti esperti italiani. Dopo l’introduzione del padrone di casa, Guido De Simone, i lavori sono stati aperti da una panoramica molto esaustiva in merito ai problemi sul campo e dietro le quinte, offerta da Stefano Vernole, vicedirettore di Eurasia e direttore delle relazioni esterne del CeSEM (Centro Studi Europei e Mediterranei).
Egli ha concluso la sua esposizione redarguendo sulla preoccupante mancanza di una seria “volontà politica” di arrivare ad una soluzione positiva dei contrasti, bensì acuendoli. Nel botta e risposta che ne è seguito con Guido De Simone, ha comunque sottolineato che ciò che finora ha evitato il peggio è l’atteggiamento estremamente compassato di Vladimir Putin che, piuttosto che cadere nel gioco delle continue e pesanti accuse, peraltro poco fondate o infondate, mantiene il necessario aplomb che finora ha evitato i veri guai, forse anche perché sembra chiaro che certi fastidiose punzecchiature puntano a provocare una “reazione” militare russa che sarebbe presa a pretesto sul piano internazionale per giustificare un vero e proprio conflitto armato.
Il successivo intervento dell’Antropologo Eliseo Bertolasi ha messo in evidenza il fattore umano sul campo, le popolazioni che stanno pagando caro i giochi dei potenti. È il caso della popolazione del Donbass, sottoposta ad un intervento armato e a bombardamenti da parte delle forze governative. Al di là delle motivazioni del governo, che vanno senz’altro tenute in conto, non è con la forza che si può ottenere una risoluzione dei problemi dell’area. Anche perché, se prima sarebbe stato possibile trovare una soluzione in ambito ucraino, tale aggressione ha reso ciò molto difficile ed è comprensibile la scelta separatista della popolazione locale.
La memoria scritta messa a disposizione da Marco Ricceri, segretario generale dell’Eurispes, Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali, è stata letta dal moderatore. Si tratta di un richiamo al tema della sostenibilità come elemento che può determinare non solo il presente, ma specialmente il futuro, così da influire sugli atteggiamenti presenti. Dopo aver suggerito che nell’area opera un organismo riconosciuto dall’ONU, la “Cooperazione Economica del Mar Nero” (BSCE), di cui sono membri Ucraina, Russia e Turchia, ha ricordato che il 2021 è il primo anno di quello che l’ONU ha definito “The Decade of Action”, in cui piani, investimenti e ricerche saranno attivati per costruire, con il confronto e la cooperazione tra stati, un futuro sostenibile. Se è esplicito che alla domanda “Quale futuro vogliamo costruire?” la politica la elude, proponendo una “desertificazione del futuro”, Ricceri suggerisce che l’Ucraina nei suoi ruoli geopolitici, potrebbe proporre un confronto strutturato e allargato (ai vicini, Russia inclusa) sui temi dello sviluppo sostenibile e sul futuro.

Il secondo Panel, introdotto e gestito da. Leonardo Dini, ha esordito con l’intervento dell’on. Massimo Ungaro, che ha richiamato i valori dell’Atlantismo a cui l’Italia è legata e la necessità di stimolare l’Ucraina a sentirsi pienamente occidentale. Però, ritiene che l’Ucraina dovrebbe puntare ad una sua indipendenza che le darebbe molto più rilevanza sul piano internazionale. Ha messo in evidenza come ancora oggi certe ingerenze nell’area tra il mondo russo e occidentale siano quasi stridenti, citando la strana presenza britannico nei contrasti sui migranti tra Bielorussia e Polonia, come se Boris Johnson puntasse a recuperare un ruolo internazionale che la Gran Bretagna aveva in passato.
L’ambasciatore Maurizio Melani, docente di Politica Internazionale, ha messo in evidenza che la situazione dell’Ucraina fin dal suo esordio come Repubblica indipendente, avrebbe richiesto l’adozione di configurazioni amministrative speciali e lungimiranti, come quelli scelti dall’Italia per risolvere le tendenze autonomiste di regioni come il Trentino ed in particolare l’Alto Adige, con la sua popolazione di lingua tedesca, il Friuli Venezia Giulia, legato ai vicini slavi, la Valle d’Aosta con la sua popolazione Ladina, e le due isole maggiori, Sardegna e Sicilia, con una forte tendenza identitaria. Il regime di Regione con Statuto Speciale ha salvato l’Italia dalle tendenze separatiste e l’Ucraina farebbe bene a prendere in considerazione questo strumento piuttosto che un contrasto duro e forzoso. Questione totalmente diversa è quella della Crimea, da considerarsi ormai riacquisita dalla Russia, ma che non era mai stata veramente ucraina, seppure una procedura di verifica della volontà popolare sotto l’egida della comunità internazionale potrebbe riportare nella piena legalità l’iniziativa di autodeterminazione del popolo di Crimea, pressoché tutto russo.
La Pace potrebbe divenire reale se fossero applicati i trattati di Minsk, purché ciò avvenga in un vero rapporto bilaterale ed equo e senza interferenze.
Il senatore Luigi Marino ha percorso la storia del rapporto tra la regione che circondava Kiev e Odessa, poi diventata Ucraina nel 1919, dopo essere stata a lungo un territorio a fasi alterne sotto il controllo polacco e quello dei Cosacchi (parola turca che significa nomadi) da Sudest. Il Sen. Marino ha sottolineato che i vari episodi storici che hanno visto l’Ucraina protagonista sono fortemente condizionati dai sentimenti dei russi che vedono in quelle terre la nascita del concetto stesso di Russia (Rus) e perciò è un legame incancellabile. A maggior ragione è assurdo e antistorico il virus russofobo iniettato a forza tra gli ucraini negli ultimi anni. Un atteggiamento che ha solo traumatizzato e non solo non ha costruito nulla ma ha messo a rischio perfino le radici storiche e culturali ucraine.

La guerra delle sanzioni.
L’ambasciatore Marco Carnelos ha preferito sottolineare la politica degli Stati Uniti, supportata da quella Britannica, con una crescente strategia di ingerenza nella regione finalizzata a isolare la Russia. Strategia che ha generato lo stesso fenomeno di russofobia che in Ucraina era ai minimi termini fino a quando non sono iniziati i rapporti, sempre più rilevanti, anche sul piano finanziario, tra Washington a Kiev. Nel suo intervento da Londra, ha sottolineato la necessità dell’Ucraina di ricostruire un rapporto con la Russia. Tutto questo dovrebbe anche tenere in conto che gli USA sono sempre più una “tigre di carta”, perché appaiono sempre più in difficoltà ad affrontare un confronto diretto, perciò tende a usare gli altri per attaccare il “nemico storico”. Sandro Teti, editore e studioso delle culture slave, profondo conoscitore delle culture russofone, ha messo in evidenza i legami culturali che legano russi ed ucraini. Senz’altro un rapporto di rispetto reciproco tra Ucraina è Russia passa dal saper definire e praticare il rispetto delle minoranze, etniche e culturali. Ha in particolare sottolineato che, se all’inizio temeva che questo incontro non avrebbe portato a qualcosa di utile, quanto ha udito dai relatori gli ha fatto cambiare idea e, piuttosto, ritiene utile dar seguito a quanto prodotto, probabilmente con un’iniziativa da organizzare in terra di Ucraina, sul piano ovviamente culturale, ma facendo di ciò quel tipo di “diplomazia” che ha spesso risolto ciò che la politica aveva difficoltà ad affrontare.
Marco Mayer, docente della LUISS, ha messo in evidenza l’ingerenza dei servizi segreti occidentali (USA e UK in particolare) non solo nei rapporti europei in genere, ma ultimamente proprio in Ucraina. Secondo Mayer, all’Ucraina può essere utile una forma di coalizione con i leader europei per arrivare ad un dialogo che porti alla pace con la Russia. Durante la tavola rotonda, moderata dal Dr. Giuliano Bifolchi di SpecialEurasia, il Prof. Leonardo Dini ha auspicato che Zelensky e Putin inaugurino un dialogo telefonico o in video conferenza e poi magari anche un faccia a faccia di persona. Così potrebbe essere lo stesso per un dialogo tra DUMA e RADA, generando un nuovo rapporto di comprensione e di conseguenza amicizia tra i popoli russo e ucraino. Ciò potrebbe essere facilitato da un dialogo tra il parlamento italiano e quello ucraino, così come sarebbe auspicabile che il Premier italiano, Mario Draghi, diventi un promotore della pace, insieme ai leader di Germania e Francia. Vede come possibile che ai trattati di Minsk segua un Trattato di Roma.
In conclusione, Guido De Simone, facendo sintesi dei vari interventi, ha sottolineato che se è vero che l’attuale situazione denuncia uno stallo dovuto alla carenza di volontà politica delle parti in causa, data da un’opprimente incertezza, è altrettanto vero che la pace vera non è mai fatta dai leader, che al massimo la possono ispirare e poi incrociare le dita, ma è bensì il frutto di una vera pace tra i Popoli… che di fatto non amano i conflitti, che comunque subiscono.

Note.
1 – POLIS ETICA è una Scuola Popolare di Educazione Civica e Politica per Cittadini. Concepita anni fa, oggi è una start-up della Società Civile italiana il cui processo costitutivo dal basso è in corso.