Thailandia. Il premier Shinawatra ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping

di Giuseppe Gagliano

Il primo ministro thailandese, Paetongtarn Shinawatra, ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping nel contesto del cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. L’incontro, che si inserisce in un quadro di consolidamento del partenariato economico e strategico, ha evidenziato l’interesse comune per progetti infrastrutturali e tecnologici, con particolare attenzione alla ferrovia ad alta velocità Bangkok-Kunming e allo sviluppo dell’industria dei veicoli elettrici. La Cina, sempre più dominante nel Sud-Est asiatico, punta a rafforzare il proprio ruolo di partner principale della Thailandia, che storicamente ha cercato di bilanciare l’influenza cinese con quella americana.
L’incontro ha confermato una dinamica ben nota: mentre gli Stati Uniti riducono il loro impegno nella regione, Pechino ne approfitta per consolidare la propria presenza. Il Sud-Est asiatico è il terreno su cui si gioca una parte della competizione globale tra le grandi potenze, e la Thailandia, pur senza un posizionamento netto, è costretta a muoversi con cautela. Il messaggio di Xi è chiaro: Bangkok e Pechino devono rafforzare la fiducia reciproca e sostenersi a vicenda, specialmente in un momento in cui gli equilibri mondiali stanno mutando. Il governo thailandese, dal canto suo, sembra accogliere l’invito, ma senza rinunciare del tutto alla propria autonomia.
Al centro del colloquio non c’è stata solo l’economia. La questione della criminalità transnazionale e delle truffe online, che hanno trasformato alcune aree di confine tra Thailandia e Myanmar in vere e proprie basi operative per attività illegali, ha trovato spazio nell’agenda dell’incontro. Bangkok ha deciso di interrompere la fornitura di elettricità in alcune zone di frontiera per colpire le organizzazioni criminali, una mossa apprezzata da Pechino, che teme il dilagare di queste reti. Il contrasto al crimine organizzato, al di là della retorica ufficiale, rappresenta un altro tassello del crescente coordinamento tra i due governi, con la Cina che spinge per un rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza.
Il dossier più delicato, però, riguarda la questione degli uiguri detenuti in Thailandia. Un tema che mette Bangkok in una posizione scomoda tra Pechino e la comunità internazionale. Il governo thailandese ha evitato di prendere decisioni definitive, mentre Xi ha ribadito la posizione cinese sulla minoranza musulmana dello Xinjiang. La Thailandia, che non vuole compromettere i rapporti con la Cina, si trova a gestire le pressioni di organizzazioni per i diritti umani e delle Nazioni Unite, che temono il rimpatrio forzato di questi detenuti.
A livello strategico la visita di Shinawatra a Pechino è un segnale di continuità nella politica estera thailandese. Il governo di Bangkok non intende slegarsi dagli Stati Uniti, ma il rapporto con la Cina diventa sempre più centrale, sia per ragioni economiche che geopolitiche. Pechino, dal canto suo, non ha bisogno di pressare: l’influenza cinese cresce naturalmente grazie agli investimenti, alla cooperazione commerciale e al ruolo di primo partner economico della regione. La Thailandia, come molte altre nazioni del Sud-Est asiatico, continuerà a cercare un equilibrio, ma con un peso sempre più sbilanciato verso Pechino.