Tibet. Il presidente del governo in esilio Tsering, ‘il Dalai Lama vuole risolvere la controversia’

di Alberto Galvi –

Il nuovo presidente del governo tibetano in esilio Penpa Tsering ha affermato che il Dalai Lama è desideroso di risolvere la controversia tra Cina e Tibet. Penpa Tsering è nato in India dopo che i suoi genitori sono fuggiti dal Tibet nel 1959 per la fallita rivolta contro il governo cinese.
Penpa Tsering è stato eletto al parlamento nel 1996 e ne è diventato presidente nel 2008. Il mese scorso è succeduto a Lobsang Sangay, che aveva completato il suo secondo mandato quinquennale come presidente. Le 45 persone elette al parlamento in esilio rappresentano le province tradizionali del Tibet, le circoscrizioni religiose e le comunità tibetane all’estero.
La Cina non riconosce il governo tibetano in esilio e dal 2010 non ha più colloqui con i rappresentanti del Dalai Lama. Pechino accusa il leader buddista di voler separare il Tibet dalla Cina, cosa che lui nega. Penpa Tsering sostiene la posizione del Dalai Lama.
Il mese scorso Penpa Tsering ha prestato giuramento come presidente a Dharmsala, dove il Dalai Lama ha vissuto da quando è fuggito dal Tibet: assume il governo tibetano in esilio in un momento in cui il presidente cinese Xi Jinping sta cercando di imprimere la sua impronta su ogni aspetto della vita in Tibet attraverso programmi volti a separare i tibetani dalla loro lingua, cultura e soprattutto dalla loro devozione al Dalai Lama. La lingua tibetana è molto importante, ma oggi è diventata qualcosa che si insegna solo in un corso di lingua.
I dirigenti cinesi non seguono nemmeno un sistema a due lingue. Tutte le materie a scuola sono insegnate in cinese, mentre il governo non pubblica documenti ufficiali in tibetano.
Il governo cinese vuole sfruttare la regione ricca di risorse mentre nega il controllo della religione in Tibet e afferma che la regione himalayana è governata dal Partito comunista dal 1951.
Il Dalai Lama si è ritirato da qualsiasi ruolo politico nella gestione del governo in esilio nel 2011.
In questa tornata elettorale hanno votato quasi 64mila tibetani che vivono in esilio in Nord America, Europa, India, Nepal, Australia e in altre parti del pianeta.