Tigré. L’ombra della guerra: Etiopia ed Eritrea verso un nuovo conflitto?

di Giuseppe Gagliano

A nord dell’Etiopia, nelle vaste terre del Tigré, l’eco della guerra non si è mai davvero spenta. Dopo due anni di tregua instabile il conflitto sembra pronto a riaccendersi, questa volta con il coinvolgimento diretto dell’Eritrea. Da settimane segnali preoccupanti si accumulano: movimenti di truppe, tensioni politiche, accuse incrociate tra i leader locali e l’ombra lunga di Asmara, che osserva la situazione con un atteggiamento che sa più di preparazione che di semplice attesa.
Il Tigré, teatro di una sanguinosa guerra civile tra il 2020 e il 2022, si ritrova oggi diviso non solo dalla rivalità con Addis Abeba, ma anche da una spaccatura interna al Fronte Popolare di Liberazione del Tigré (TPLF). Due fazioni si contendono il controllo della regione: una, guidata da Getachew Reda, lavora a fianco del governo federale etiope, l’altra, capeggiata dallo storico leader Debretsion Gebremichael, lo accusa di tradimento e di aver svenduto la causa tigrina.
L’11 marzo la fazione ribelle ha preso il controllo della città settentrionale di Adigrat, seguita dalla conquista di Adi-Gudem, non lontano dalla capitale regionale Macallé. Il governo regionale ha definito l’operazione un “tentato golpe”, mentre il conflitto tra le due fazioni ha assunto i contorni di una guerra civile nella guerra civile.
Se la rivalità tra le fazioni tigrine ha contribuito a destabilizzare ulteriormente la regione, il vero elemento di rischio è la posizione dell’Eritrea. Il presidente Isaias Afwerki, al potere con pugno di ferro da oltre trent’anni, ha da sempre considerato il Tigré come una minaccia diretta alla sua stabilità. Durante la guerra del 2020-2022, le truppe eritree combatterono al fianco dell’esercito etiope contro il TPLF, accusandolo di voler destabilizzare la regione a proprio vantaggio.
Ora però Asmara sembra pronta a rientrare in scena. A febbraio il governo eritreo ha ordinato una mobilitazione militare su vasta scala. Le autorità non hanno fornito spiegazioni ufficiali, ma diversi osservatori ritengono che si tratti di una preparazione a un nuovo intervento armato. Nel frattempo, l’esercito etiope ha rafforzato la sua presenza lungo il confine, aumentando il rischio di un confronto diretto.
Il deteriorarsi della situazione ha acceso i riflettori delle cancellerie internazionali. L’Unione Africana ha espresso “profonda preoccupazione”, mentre Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Unione Europea hanno lanciato un appello per una “de-escalation immediata”. Tuttavia le possibilità di un negoziato sembrano ridotte al minimo.
L’accordo di pace del 2022, firmato a Pretoria, aveva messo fine alla guerra ufficiale tra il TPLF e Addis Abeba, ma aveva escluso l’Eritrea dai tavoli di trattativa. Questo ha alimentato il rancore di Asmara, che da tempo accusa il premier etiope Abiy Ahmed di voler rivedere i confini a suo favore, spingendo addirittura per un accesso al Mar Rosso, che passerebbe proprio attraverso il territorio eritreo.
Più che una semplice questione locale, la nuova crisi del Tigré potrebbe trasformarsi in un conflitto regionale. L’Etiopia, con i suoi oltre 120 milioni di abitanti, è il gigante del Corno d’Africa, mentre l’Eritrea, pur essendo un paese molto più piccolo, ha dimostrato negli anni di avere una politica estera aggressiva e un esercito pronto a intervenire.
L’instabilità nel Tigré potrebbe anche avere conseguenze economiche e strategiche di vasta portata. Il controllo delle rotte commerciali e delle vie d’accesso al Mar Rosso è cruciale per Addis Abeba, che non ha sbocchi sul mare. D’altra parte, Asmara non vuole perdere la sua posizione di forza, soprattutto ora che ha stretto nuove alleanze con Egitto e Somalia, paesi con cui condivide interessi comuni nel contenere le ambizioni etiopi.
A questo punto la domanda non è più se la guerra tornerà nel Tigré, ma quando. Le forze in gioco sono troppe e gli interessi in conflitto troppo radicati perché la diplomazia possa facilmente spegnere il fuoco che cova sotto la cenere.
Mentre i leader tigrini lanciano il loro allarme e le grandi potenze cercano soluzioni diplomatiche, le persone comuni del Tigré guardano con paura all’orizzonte. Già segnati da una guerra devastante, si trovano di fronte alla concreta possibilità di essere ancora una volta pedine in un gioco geopolitico più grande di loro.
Se Addis Abeba e Asmara non troveranno rapidamente un modo per disinnescare la crisi, il Corno d’Africa rischia di sprofondare in un nuovo conflitto dalle conseguenze incalcolabili.