Trump ritira gli Usa dall’Oms

di Enrico Oliari –

Esiste l’Onu, ed esistono gli Stati Uniti di Donald Trump. Si tratta di due mondi paralleli, appartenenti a due dimensioni diverse e destinate a non comunicare. D’altronde l’”America first” è al di sopra di tutto, anche della coscienza di appartenere tutti ad un’unica specie umana, e così Trump in questi pochi anni di suo mandato e tra una sbuffata e l’altra ha strappato trattati e tagliato collaborazioni con le Nazioni Unite nella logica dell’”o si fa come dico io o taglio i fondi”, denaro che per il Palazzo di Vetro rappresenta una parte consistente delle entrate.
Così il vulcanico inquilino della Casa Bianca ha ritirato in poco tempo gli Usa dall’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura istituita a Parigi 4 novembre 1946 ma rea di aver riconosciuto di recente la Palestina come paese membro; nel 2017 dal Global compact, il patto dell’Onu per migliorare la gestione mondiale di migranti e rifugiati; nel 2018 dal Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu, giusto per poter ammazzare chi gli pare come ha fatto all’inizio di quest’anno con l’iraniano Qassem Soleimani in Iraq; nel 2019 dal Trattato sul commercio delle armi, in modo da sostenere la produzione Usa e le lobby dei fabbricanti di armi che ne hanno determinato l’elezione; nel 2019 dall’accordo sul Clima, per privilegiare l’economia all’emergenza inquinamento che sta diventando catastrofica per le prossime generazioni.
Ed oggi è toccato all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) vedere gli Usa interrompere la cooperazione, perlopiù in un momento assai delicato per via della pandemia di Covid-19 in corso. Alla base della decisione di Trump, peraltro annunciata da giorni e sostenuta persino dai media americani anche più progressisti, vi sono le accuse di una “cattiva gestione dell’emergenza coronavirus”, come pure di “non ha adeguatamente ottenuto, verificato e condiviso informazioni in modo tempestivo e trasparente” arrivando ad “insabbiare informazioni e dati sulla diffusione dell’epidemia”.
Trump passa attraverso l’Oms per puntare ancora una volta il dito contro i cinesi: per il presidente Usa il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus fu in qualche modo convinto dal presidente cinese Xi Jinping in occasione dell’incontro del 30 gennaio a Pechino sulla validità “dei nuovi standard della lotta alle epidemie”, nonché “sulla dedizione delle autorità e la trasparenza dimostrata” nella diffusione dell’allarme e dei dati, sui quali continuano ad esserci seri dubbi. Tra l’altro il 14 gennaio, a epidemia ormai largamente conclamata, l’Oms aveva twittato che le indagini preliminari allora condotte dai cinesi “non avevano dimostrato la diffusione (del virus) tra umani”.
Il sospetto della Casa Bianca e non solo è che l’asse tra i cinesi e l’Oms sia consolidato, anche perché nel 2017 l’etiope Ghebreyesus fu eletto con i voti di quasi tutti i paesi africani, gli stessi in cui Pechino detta legge attraverso il neoimperialismo coloniale.
Gli Usa sono il principale donatore dell’Oms con una cifra che si attesta attorno ai 400 milioni di dollari l’anno, e la speranza è che la sospensione annunciata da Trump sia solo temporanea. Di certo la polemica torna utile allo stesso presidente nella logica dello scarica barile, dal momento che i suoi ordini e i contrordini sulla gestione dell’epidemia negli Usa si stanno traducendo nei dati di oggi: 600mila contagiati e 25mila morti.

Tedros Adhanom Ghebreyesus.