Tunisia. La sindacalista Sonia Jebali in sciopero della fame

di Gianni Sartori

Risale al 2011 la ribellione della popolazione tunisina contro Ben Ali e la conseguente sua caduta.
All’epoca, il ruolo di Sonia Jebali nella costituzione di un sindacato di base (poi con UGTT) nell’azienda aeronautica Latelec-Fouchana (filiale di Latécoère, legata a Dassault Aviation e Airbus) era stato fondamentale. L’azione del sindacato pose un limite alle frequenti violazioni dei diritti dei lavoratori. In particolare questi richiedevano l’inquadramento delle ore supplementari, quindici giorni di congedo pagato, un aumento sostanzioso dell’aliquota oraria e un programma di inquadramento professionale.
Come da manuale la lotta sindacale scatenò la rappresaglia padronale e diversi operai, per la maggior parte dei sindacalisti, vennero licenziati.
Ma la sacrosanta battaglia condotta dai lavoratori della Latelec acquistava intanto risonanza internazionale, soprattutto a causa di un lungo sciopero della fame di protesta. Alla fine gli operai vennero riassunti. Però non tutti i sindacalisti (sei su dieci di coloro che erano stati licenziati) vennero riammessi al lavoro. Tra gli esclusi vi era appunto Sonia Jebali, ormai finita nella “lista nera”.
Non solo. Da quel momento le divenne praticamente impossibile trovare un altro impiego in quanto ormai conosciuta e “segnata” presso tutte le aziende private della Tunisia. Afflitta da una grave malattia non coperta dalla sanità pubblica, Sonia ha chiesto di essere assunta dall’amministrazione statale. Per questo è nuovamente in sciopero della fame dal 17 giugno. La sua protesta, insieme a quella di un’altra compagna, Besma Mahmoudi, nelle medesima situazione, si svolge presso il locale della Ligue tunisienne des droits de l’homme.