Tunisia. Proteggere la memoria del Mediterraneo

Un workshop internazionale sull’isola tunisina di Kerkennah per salvare il patrimonio dalle minacce del clima.

di Bessem Ben Dhaou –

عربي

SFAX. (Tunisia). Dal 24 al 29 settembre 2025 l’isola di Kerkennah ha ospitato un workshop internazionale intitolato “Proteggiamo il patrimonio di Kerkennah”, organizzato nell’ambito del programma internazionale “Preserving Legacies”, con la partecipazione di esperti e ricercatori provenienti da undici Paesi, oltre a rappresentanti della comunità locale.
L’iniziativa, realizzata in collaborazione con l’associazione Tawasul al-Ajyal (Comunicazione tra generazioni), aveva come obiettivo principale valorizzare il patrimonio culturale e ambientale di Kerkennah e discutere le modalità di adattamento ai cambiamenti climatici che ne minacciano la sostenibilità.
“Questa manifestazione è per noi estremamente importante perché ci insegna come preservare il patrimonio materiale e immateriale e proteggerlo dai rischi legati ai cambiamenti climatici”, ha dichiarato Sana Taktak Keskas, presidente dell’associazione e referente del sito di Kerkennah nel programma internazionale.
“Mi auguro che questa esperienza possa essere estesa a tutta la Tunisia per salvaguardare il nostro patrimonio dal pericolo concreto della scomparsa”, ha aggiunto.
Il workshop si inserisce nel quadro del programma internazionale Preserving Legacies, un’iniziativa senza scopo di lucro sostenuta dalla National Geographic Society, che mira a fornire alle comunità locali strumenti di valutazione dei rischi e piani di adattamento per proteggere i siti culturali e naturali dagli impatti attuali e futuri del cambiamento climatico.
Kerkennah è stata scelta come caso di studio e modello di riferimento nel Mediterraneo per affrontare le sfide climatiche che colpiscono in particolare le piccole isole.
Le principali minacce ambientali discusse durante il workshop:

– Innalzamento del livello del mare, con conseguenti inondazioni ed erosione costiera.

– Salinizzazione del suolo e aumento della salinità delle acque, con ripercussioni sull’agricoltura tradizionale.

– Diminuzione delle risorse ittiche e minacce a specie marine come tartarughe, spugne e polpi.

– Diffusione di specie invasive come il granchio blu.

– Regressione della copertura vegetale e forestale, con impatti diretti sul patrimonio immateriale legato alla pesca e all’agricoltura.

Il workshop ha visto la partecipazione di esperti provenienti da Marocco, Francia, Belgio, Spagna, Botswana, Stati Uniti, Venezuela, Lituania, Nuova Zelanda, Kenya e Tunisia, insieme a rappresentanti della società civile locale: pescatori, agricoltori e attivisti ambientali.
“Dobbiamo lavorare sempre come gruppo per salvare il patrimonio dalle minacce climatiche, perché l’azione collettiva può dare risultati migliori”, ha sottolineato Salma Sabour dal Marocco, membro del programma Preserving Legacies.
“Questo lavoro non riguarda soltanto gli esperti, ma coinvolge anche la società civile e i cittadini, che devono diventare attori attivi nella salvaguardia del patrimonio. Solo così le conoscenze scientifiche e le competenze locali possono integrarsi e rafforzarsi a vicenda: è questa la filosofia del progetto”, ha aggiunto.
Il workshop ha incluso sessioni scientifiche, attività sul campo e visite a siti culturali come il Museo del Patrimonio delle Isole ad Abbassia, la torre di Hassar, le saline e il litorale, oltre a dimostrazioni di pesca tradizionale e pratiche agricole sostenibili. È stato organizzato anche un gioco educativo destinato ai giovani e ai bambini per sensibilizzarli sui rischi climatici.
I lavori si sono conclusi con l’elaborazione di un piano di adattamento, contenente raccomandazioni pratiche e priorità urgenti per proteggere il patrimonio materiale e immateriale di Kerkennah, con il contributo diretto di tutti gli attori coinvolti, in primis la comunità locale.
Questo evento ha rappresentato una tappa strategica nel percorso di valorizzazione di Kerkennah come spazio vivo capace di conciliare la salvaguardia del patrimonio con lo sviluppo sostenibile.
Il messaggio finale è chiaro: preservare il patrimonio non è soltanto un dovere culturale, ma una necessità ambientale e umana di portata globale di fronte alle sfide climatiche.
Secondo le stime dell’UNESCO, un sito culturale su sei (≈16,7%) è già esposto a rischi legati al cambiamento climatico.
Per quanto riguarda il patrimonio naturale, i cambiamenti climatici sono classificati come la principale minaccia: circa un terzo dei siti naturali iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale (≈33%) affronta un livello di rischio alto o molto alto dovuto a incendi, aumento delle temperature, alterazioni dei regimi pluviometrici e inondazioni.
L’ultimo rapporto UNESCO documenta che circa 50 siti del Patrimonio Mondiale sono ad alto rischio di inondazione costiera, mentre circa 600 siti subiscono gravi pressioni legate alla siccità o alla scarsità d’acqua — in altre parole, quasi la metà dei siti è esposta a rischi idrici.
Nel solo bacino del Mediterraneo, 244 siti (culturali e naturali) sono stati sottoposti a valutazione dei rischi: i risultati mostrano che la maggioranza subirà un incremento delle minacce climatiche, con 35 siti classificati a rischio elevato e 12 a rischio estremo.
Questi dati confermano che le minacce ai siti patrimoniali non sono astratte né future, ma realtà tangibili che già oggi mettono in pericolo centinaia di luoghi unici nel mondo. Alcuni rischiano di perdere le loro caratteristiche distintive o addirittura di scomparire, se non si agirà con urgenza.