Tunisia. Secondo match di dibattito presidenziale

Una serata più movimentata, dalla quale Marzouk ne esce vincitore.

di Vanessa Tomassini –

TUNISI. Un dibattito sicuramente più frizzante quello del secondo gruppo di otto candidati alla presidenza della Repubblica tunisina. Dopo una prima serata a singhiozzo, il match televisivo tra i concorrenti alla più alta carica dello Stato ha preso il giusto ritmo grazie all’introduzione del “diritto di risposta” che ha animato lo spettacolo trasmesso a reti unificate. Ieri sera a scontrarsi erano Elyes Fakhfekh, Mohsen Marzouk, Hamadi Jebali, Hatem Boulabiar, Hechmi Hamdi, Lotfi M’raihi, Abdelkrim Zbidi ed Essghaier Nouri. A porre le domande agli illustri ospiti, i giornalisti Khouloud Mabrouk e Iheb Chaouech, che a differenza dei colleghi della prima serata, hanno avuto qualche difficoltà a padroneggiare lo show più movimentato. Tra i temi trattati è stato dato più spazio a quello religioso con domande sul ruolo dell’Islam in Tunisia, ma anche alla questione energetica ed ambientale, con quesiti più flessibili e risposte più elaborate.
Vincitore indiscusso della seconda serata, almeno sui social, è stato Mohsen Marzouk che ha saputo dimostrare calma e precisione, riuscendo a banalizzare le idee degli avversari in modo elegante seppur con un certo sarcasmo. È piaciuta la sua idea della soluzione nucleare per far fronte al deficit energetico, nonché la sua accusa alla “politica borghese” tunisina definita “una visione intelligente e strategica della diplomazia internazionale”. Un chiaro attacco ai populisti, ma anche ai tanti candidati la cui campagna elettorale è stata finanziata da Paesi stranieri.
Buone proposte anche da Elyes Fakhfekh. L’ex ministro del Turismo del governo di Hamadi Jebali, anche lui presente in studio, ha puntato tutto sull’energia e il passaggio al digitale per risollevare le casse dello Stato, pene più severe per gli spacciatori riducendole per i consumatori, oltre a proporre la Tunisia come un polo di accoglienza per le élite africane ampliando così l’influenza di Cartagine nel continente.
A convincere meno invece il super-populista Hechmi Hamdi con risposte confuse, a volte fuori tema, come quando alla domanda sulla lotta contro lo spaccio di sostanze stupefacenti, parla dell’educazione religiosa. Prima promette di attaccare i grossisti di alcol e di ripristinare legalmente il posto dell’Islam nella costituzione e poi vuole rendere incostituzionale tutto ciò che riguarda la cultura musulmana. Nessuna ricetta magica, poche idee concrete e tanti slogan, tra i quali la promessa di elargire 200 dinari ad ogni tunisino disoccupato e la cancellazione dei debiti per gli agricoltori.
Apprezzato dai suoi sostenitori per il suo stile calmo e di classe Abdelkrim Zbidi, che seppur con qualche refuso e imprecisione ha portato il discorso sul contrasto al fenomeno migratorio e al terrorismo, nonché sull’aumento delle banche di investimento e delle rotte commerciali tunisine in Africa. Sulla linea della sicurezza e del contrasto al terrorismo ha insistito anche Jebali con lunghe regressioni che lasciano intravedere ben poche strategie. Non convincenti, né ridicoli gli altri partecipanti che non sono riusciti ad imporsi durante il confronto.