Turchia. Aumentate le importazioni di petrolio, soprattutto dalla Russia

di Giuseppe Gagliano

Nel primo semestre dell’anno la Turchia ha aumentato le sue importazioni di petrolio del 10,2%, raggiungendo 15,82 milioni di tonnellate, secondo quanto riportato dal Consiglio di Regolazione del Mercato dell’Energia (EPDK) del paese. La Russia si conferma come il principale esportatore di petrolio verso la Turchia, con una quota che rappresenta quasi il 60% dell’approvvigionamento totale. Nel dettaglio, nei primi sei mesi del 2024 la Federazione Russa ha inviato in Turchia 9,34 milioni di tonnellate di petrolio, un incremento significativo pari a 2,3 volte rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo incremento non è solo un dato economico, ma riflette anche la complessa e dinamica strategia geopolitica della Turchia sotto la guida del Presidente Recep Tayyip Erdogan.La “geometria variabile” della politica estera di Erdogan permette alla Turchia di giocare su più tavoli simultaneamente, mantenendo una posizione di equilibrio tra le grandi potenze mondiali.
Da un lato la Turchia è membro della NATO e candidato a lungo termine per l’adesione all’Unione Europea; dall’altro, mantiene strette relazioni economiche e politiche con la Russia, un paese spesso in contrapposizione con l’occidente.
Questa strategia di bilanciamento consente alla Turchia di sfruttare le opportunità economiche che emergono da entrambe le parti. L’aumento delle importazioni di petrolio russo potrebbe essere visto come un segnale di avvicinamento economico a Mosca, in un periodo in cui le relazioni della Russia con molti paesi occidentali sono tese. Allo stesso tempo Erdogan continua a negoziare e collaborare con l’occidente su questioni di sicurezza regionale e immigrazione.
La Turchia quindi si trova in una posizione unica per sfruttare il suo ruolo strategico di ponte tra oriente e occidente. La capacità di Erdogan di mantenere aperti canali di comunicazione e commercio con diverse fazioni gli consente di navigare con abilità nelle acque turbolente della geopolitica contemporanea, rafforzando la posizione della Turchia come attore regionale chiave e come partner indispensabile per molte potenze globali.
L’incremento delle importazioni di petrolio dalla Russia sottolinea quindi la duplice natura della politica estera turca: una politica che non si allinea rigidamente con un solo blocco, ma che si adatta e sfrutta le circostanze per massimizzare il proprio vantaggio nazionale. Questa strategia di Erdogan potrebbe continuare a dare frutti, a condizione che la Turchia riesca a mantenere un equilibrio delicato senza alienare né l’Occidente né i suoi partner orientali.