TURCHIA. Campagna per riportare a casa bimbi adottati in Europa

TMNews, 26 feb 13

La Turchia ha lanciato una campagna per recuperare i figli di emigranti turchi in Europa che vengono adottati da stranieri per collocarli in famiglie in cui possono preservare la loro identità culturale. La decisione arriva dopo che un tribunale dei Paesi bassi la scorsa settimana ha rifiutato di restituire alla famiglia biologica turca il piccolo Yunus, nove anni, adottato all’età di sei mesi da una coppia lesbica olandese, secondo la stampa perchè la madre biologica non parla olandese. La Turchia teme che i bambini collocati in famiglie cristiane dimentichino le loro radici musulmane e disapprova le adozione da parte di coppie gay. Un comunicato della YTB, l’autorità per gli espatriati, afferma che le genitrici adottive di Yunus lo portavano spesso in chiesa e che “creando confusione sull’istituzione familiare” le due donne si facevano chiamare entrambe “mamma”. A seguito della decisione del tribunale olandese il vicepremier di Ankara Bekir Bozdag ha detto ai giornalisti che “le famiglie turche non vogliono affidare i loro figli a famiglie gay o lesbiche. E’ importante che i bambini vengano allevati in ambienti simili a quelli delle loro case di origine”. Il governo si è impegnato ad aiutare la famiglia di origine a svolgere le procedure per riportare Yunus a casa. Se non sarà possibile, ha detto Bozdag, le autorità faranno di tutti perchè il bambino venga affidato a una famiglia che possa avere l’approvazione dei genitori biologici. L’omosessualità è un tabu in un Paese dove la stragrande maggioranza della popolazione è di religione musulmana. L’allora ministro della Famiglia Aliye Kavaf è finita nel fuoco della polemica nel 2010 descrivendo l’omosessualità come “una malattia che va curata”. La campagna riguarda in particolare i figli di famiglie turche che vivono in Paesi come Germania e Olanda, che ospitano ampie comunità di immigrati turchi. La Commissione per i diritti umani del parlamento turco stima che almeno 5.000 bambini in Germania siano affidati a famiglie adottive. La commissione non ha avanzato alcuna richiesta formale per recuperare i bambini turchi, ma secondo Ayhan Sefer Ustun, deputato del partito di governo che presiede la commissione, il diritto internazionale dà ad Ankara la possibilità di farlo. Il portavoce del ministero degli Esteri Levent Gumrukcu ha confermato che Ankara segue” con occhio attento” le adozioni all’estero. Le associazioni che si occupano di adozioni in Europa sottolineano che la loro priorità è di fornire ai bambini il miglior accudimento possibile. “Ce la mettiamo tutta per dare al bambino la migliore famiglia adottiva possibile” ha detto all’Afp Hilje Wolfson, portavoce di un’associazione olandese. “ecco perchè in primo luogo contattiamo la rete familiare: c’è un parente che si può predende cura del bambino?”, aggiunge, spiegando che si tenta in primo luogo di mantenere i bambini turchi nel loro ambiente originario, in modo da non scindere i legami con la loro cultura. Ma poche famiglie turche sono disposte ad adottare bambini.