Turchia. Dopo il voto Erdogan vuole essere leader in Medio Oriente

di Shorsh Surme –

Sarà introdotta a breve in Turchia la nuova Costituzione in senso presidenzialista uscita dal referendum del 16 aprile, ma la sua legittimità sarà senza dubbio messa in discussione ancora a lungo.
Si tratta di un cambiamento sistemico che scuoterà l’intera struttura socio-politica dalla Turchia, e per questo l’opposizione continuerà a sostenere che una votazione fatta sotto lo stato d’emergenza non può essere considerata libera e democratica.
La maggior parte delle modifiche entreranno in vigore quando inizierà il prossimo mandato presidenziale nel 2019, ed il presidente turco Recep Tayyp Erdogan sembra già oggi destinato a vincere anche quella tornata elettorale: potrebbe quindi rimanere in carica fino al 2029, e non per niente The Economist lo ha battezzato come “Il sultano del 21mo secolo”.
Basti pensare che solo dopo il golpe fasullo del luglio scorso sono state arrestate circa 50mila persone e più di 100mila hanno perso il posto di lavoro, spesso con l’accusa di essere coinvolti nel falso colpo di stato, il quale è servito soltanto a rafforzare lui, il “sultano” Erdogan.
Erdogan vede come una minaccia qualsiasi cittadino turco che si è iscritto a una scuola privata di proprietà dell’imam e magnate nonché suo ex alleato ed amico Fethullah Gulen, o abbia depositato i suoi risparmi in uno della sue banche dell’amico-nemico Fethullah Gulen. Sessa cosa per gli accademici e i giornalisti che difendono la causa curda.
Il vero interrogativo è come farà il Erdogan a governare un paese spaccato in due dopo il voto, con due guerre in corso, cioè una interna che dura ormai da 70 anni contro la popolazione curda e un’altra in Siria, alle porte di casa, dopo che il presidente turco stesso è stato uno dei promotori dal califfato di Abubakr al-Bagdadi?
E’ stata la sottovalutazione di questi elementi che ha sbilanciato la posizione europea e della Nato nei confronti della Turchia, realtà che queste due organizzazioni hanno continuato a trattare in questi anni come fosse un Paese “normale”.
La Turchia non è più un Paese normale dal 2011, cioè da quando sono cominciate le primavere arabe ed Erdogan con l’appoggio degli Usa e delle ricche monarchie del Golfo, si è messo in testa di lottare per la leadership del Medio Oriente, insieme all’Arabia Saudita.