di Shorsh Surme –
Se Erdogan guarda all’Europa, di certo vede sfuocato. L’ennesima stretta alle libertà in Turchia è arrivata oggi con il voto unanime della Corte costituzionale, la quale ha accettato l’atto d’accusa che chiedeva la messa al bando del Partito Democratico dei Popoli (HDP), partito curdo fino ad oggi rappresentato in Parlamento. L’accusa, infamante, è quella di minacciare “l’integrità indivisibile dello Stato e della Nazione” attraverso legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), questo in lotta dal 1984 contro governi che si sono succeduti in Turchia.
Va premesso che il severo sbarramento del 10% per l’entrata in Parlamento vede oggi rappresentati pochi partiti, l’Akp di Erdogan, il Mhp (Partito del Movimento nazionalista, in maggioranza), il Chp (Partito popolare repubblicano, opposizione) e appunto l’Hdp.
Dopo aver attuato la purga contro i “gulenisti, mettendo in prigione centinaia di migliaia tra giudici, diplomatici, insegnanti, militari e quant’altro, il “presidente – sultano” Recep Tayyp Erdogan, che di fatto controlla la Corte costituzionale, ha pensato di mettere fuori gioco il partito dei curdi, e già negli ultimi anni ha fatto arrestare il leader Selehattin Demirtas e numerosi altri deputati, sindaci e consiglieri con l’accusa, che ormai va bene per tutte le salse, di terrorismo. Il partito ha sempre negato e ha cercato attraverso il Parlamento di chiarire la propria posizione, ma già parlare in curdo in sede parlamentare per i nazionalisti equivale a una bestemmia.
Molti intellettuali come il sociologo Ismail Peshkcy hanno affermano che la magistratura turca è sotto la diretta influenza della politica, nella fattispecie del partito di Erdogan Akp al governo e degli alleati del Movimento nazionalista (Mhp).
Salahattin Demirtas. La speranza rappresentata dal fatto che la Corte suprema aveva rinviato l’atto d’accusa al pubblico ministero della Corte di cassazione, Berk Sahin, a marzo a causa di omissioni procedurali nel documento è svanita dopo che i giudici hanno accettato il nuovo ricorso presentato all’inizio di questo mese.
Un quadro che fa già presagire l’inutilità per l’Hdp di presentare una memoria difensiva e quindi di scongiurare l’applicazione dell’articolo 69 della Costituzione turca, che prevede appunto la messa al bando del partito. Sarà sufficiente infatti il voto di due terzi della Corte per chiudere il Partito Democratico dei popoli, ed il procuratore della Cassazione ha anche chiesto l’interdizione per 5 anni dall’attività politica di 451 dirigenti Hdp, mentre i giudici hanno respinto la richiesta del blocco dei conti correnti del partito.
I curdi della Turchia rappresentano circa il 16% della popolazione, ma per l’Akp di Erdogan hanno sempre rappresentato un problema, vuoi per le mire indipendentiste di alcuni di loro, non certo dell’Hdp. Solo pochi giorni fa a Smirne un nazionalista armato, Onur Gencer, ha assaltato una sede dell’Hdp sparando all’impazzata ed uccidendo una dipendente, la 20enne Deniz Poyraz.