Turchia. Fine dell’isolamento per Ocalan? Al momento si aspetta la decisione del giudice

di Gianni Sartori

Al 190mo giorno di sciopero della fame dell’attivista curda Leyla Giuven, le misure che finora hanno impedito agli avvocati di Ocalan di incontrare il loro assistito stavano per essere tolte.
Il gruppo di avvocati e giuristi che garantiscono la difesa del noto prigioniero politico curdo ha invece emesso un comunicato stampa in cui le autorità turche venivano sollecitate a “passare dalle parole ai fatti”.
“Il ministero dell’Interno – si legge nella nota – ha dichiarato pubblicamente che le restrizioni giudiziarie in merito al diritto del nostro cliente, il signor Abdullah Ocalan, di incontrare i suoi avvocati erano state tolte e che la possibilità di visitarlo era stata assicurata.
Come avevamo segnalato nel corso della conferenza stampa, avevamo incontrato il nostro cliente il 2 maggio (il primo incontro dopo otto anni di proibizione, nda). Avevamo inoltre precisato che il tribunale criminale di Bursa aveva, a seguito di un nostro ricorso, annullato la decisione giudiziaria che proibiva le visite degli avvocati.
Nessun altro incontro è avvenuto dopo quello del 2 maggio, nonostante avessimo ogni giorno deposto richieste di visita (…). Vogliamo precisare che la fine di tali misure restrittive contrarie alla legge deve consentire le visite periodiche degli avvocati. Questo implica inoltre che tutti i diritti fondamentali del signor Ocalan vengano ristabiliti, in particolare il suo diritto di comunicare per lettera e per telefono”.
Va anche ricordato che il ministero della Giustizia turco forniva nello stesso momento la notizia di una visita nell’isola-carcere di Imrali del Comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt). La prima dal 2016.
Su questo evento gli avvocati hanno dichiarato di aspettarsi che “il Cpt si occupi direttamente della situazione e pubblichi al più presto le sue osservazioni e raccomandazioni in proposito”.
Come ricordavano gli avvocati, la decisione del ministero deriverebbe quindi sia da quella del tribunale di Bursa (in risposta al ricorso, l’ennesimo, degli avvocati della difesa) di annullare la precedente con cui le visite venivano proibite, sia dalla visita del Cpt. Decisione sempre rinviata, ormai inaspettata.
Da segnalare anche che continuavano ugualmente a rimanere inevase e sistematicamente rigettate in base a pretestuose misure disciplinari le richieste di visita da parte dei familiari.