di Shorsh Surme –
Il tribunale penale di “sua maestà il sultano” Recep Tayyp Erdogan ieri ha condannato all’ergastolo lo scrittore turco Mehmet Altan, suo fratello Ahmet e altri 4 giornalisti, Nazli Ilicak, Fevzi Yazici, Yakup Simsek e Sukru Tugrul Ozsengul con l’accusa di ”aver tentato di rovesciare l’ordine costituzionale”. Si riferisce al famoso falso golpe del 15 luglio 2016, che evidentemente Erdogan stesso aveva architettato per fare piazza puliti dei suoi oppositori e trasformare il paese in una Repubblica presidenziale, con lui a capo. Ed è quello che ha fatto.
Questi giornalisti, che lavoravano per i quotidiani Hurriyet e Milliyet, avevano scritto un dossier rivelando il legame tra il “sultano” Erdogan e i tagliagole dell’Isis, per cui il presidente turco di cosa poteva accusarli se non per un loro presunto legame con il l’amico e nemico numero uno, il predicatore – magnate turco Fetullah Gulen? Accuse infondate, si sa.
I fratelli Altan sono in carcere ormai dal settembre del 2016, subito dopo che hanno pubblicato il legame della rete del terrore Daesh e il sultano.
Tutto questo accade in Turchia, mentre il padre – pardone Erdogan continua con i massacri nei confronti della popolazione curda ad Afrin.
Intanto in Turchia, dopo l’incredibile arresto con l’infamante accusa di terrorismo dell’ormai ex presidente del Partito democratico dei Popoli (Hdp), il deputato Selahattin Demirtas, la formazione filo curda ha nominato a propria guida Pervin Buldan, il quale ha dichiarato che “La cosa ragionevole da fare è trovare una soluzione attraverso il dialogo, è l’unica soluzione possibile”. Tuttavia la realtà vede Recep Tayyip Erdogan continuare a portare la Turchia verso una strada di non ritorno.