Turchia. L’ex capo degli 007, ‘i britannici volevano rapire Khashoggi per salvarlo’

di Nunzio Messere

Il quotidiano turco Milliyet, rifacendosi a informazioni procurategli dall’ex capo dell’ufficio dell’intelligence dello Stato Maggiore turco Ismail Haqqi Pakin, ha reso noto che agenti segreti britannici avevano pianificato di rapire il giornalista saudita Jamal Khashoggi al fine di evitarne l’uccisione, che è poi avvenuta, da parte di quelli sauditi. Londra era quindi a conoscenza di quanto sarebbe poi accaduto al giornalista saudita, ma non era a conoscenza ne’ del luogo ne’ dei tempi in cui sarebbe stata portata a termine la sua eliminazione.
Jamal Khashoggi era entrato il 2 ottobre nel consolato saudita di Istanbul per richiedere documenti di divorzio e da lì non era più uscito in quanto ucciso da un commando di agenti segreti sauditi, 17 le persone coinvolte finora.
Khashoggi, dal 2017 esule negli Usa, era editorialista del Washington Post molto critico nei confronti del principe ereditario Mohamed bin Salman, il quale anche in passato non si è fatto scrupoli nel far arrestare principi e funzionari requisendo loro cifre per svariate centinaia di miliardi di dollari.
Non solo tutti gli indizi portano al principe ereditario come mandante dell’efferato omicidio: nei giorni scorsi la stampa Usa ha riportato le conclusioni della Cia che danno Mbs (così viene chiamato il principe) aver impartito ordini al fratello Khalid bin Salman, ambasciatore negli Usa, per consigliare a Khashoggi di recarsi al consolato di Istanbul per ritirare i documenti di divorzio, dove era stata preparata la trappola. Per la Cia, pur non essendoci prove certe che Khalid fosse a conoscenza del piano per eliminare Khashoggi, è certo che la telefonata fu sollecitata o arrivava direttamente da Mbs.
Tornando a Pakin, l’ex generale ha spiegato che la Gran Bretagna sarebbe stata tagliata fuori dagli Usa nella “ristrutturazione della regione in collaborazione con Israele, Arabia Saudita, Egitto, Giordania e Emirati Arabi Uniti”, per cui avrebbe pensato di agire autonomamente al fine di riacquisire un proprio ruolo. “Khashoggi – ha continuato Pakin – è arrivato in Turchia dalla Gran Bretagna, e si era intuito che stava andando verso una trappola: Londra ha così incaricato la sua intelligence di intervenire per rapire Khashoggi e portarlo in un posto sicuro”. Ha poi osservato che se il giornalista “avesse ritardato di un giorno il suo viaggio, gli agenti britannici sarebbero intervenuti in tempo”.
Preso di mira in particolare dalla stampa della Turchia e di quella panaraba del Qatar, il principe ereditario saudita continua a contare sull’appoggio di Donald Trump, il quale nei giorni scorsi ha ricordato gli affari (cioè la vendita di armi) multimiliardari con la monarchia del Golfo nonché il fatto che “Gli investimenti promessi da Mbs negli Usa” rappresentano per la Casa Bianca “una cifra record, che creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro, un incredibile sviluppo economico e ulteriore benessere per gli Stati Uniti”.
Tuttavia nel mondo arabo ed islamico in genere Mbs non gode oggi di una buona stima nell’opinione pubblica. Giunto nei giorni scorso in Tunisia è stato contestato da manifestanti.