Turchia. Passa la riforma di Erdogan, si va verso il sultanato

Notizie Geopolitiche –

Via libera del parlamento turco alla riforma in senso presidenzialista della Costituzione della Turchia, la quale attribuirà poteri pieni al presidente e nello stesso tempo riporterà a zero il numero dei mandati di Recep Tayyp Erdogan, il quale potrebbe governare teoricamente fino al 2029.
In seconda lettura il disegno di legge costituzionale ha ottenuto 339 voti su 480, ovvero 9 in più dei tre quinti necessari.
A sostenere l’iniziativa del partito di Erdogan “Giustizia e Sviluppo” (AKP) è stato, dopo un accordo, il Movimento Nazionalista (MHP, estrema destra con tendenze islamiste), ma in aula vi sono stati momenti di tensione con la deputata Aylin Nazliaka che è stata aggredita da parlamentari della maggioranza dopo essersi ammanettata per protesta contro la riforma.
Tra l’altro sulle opposizione pende la spada di Damocle di arresti e incriminazioni, con tanto di sospensione dell’immunità parlamentare: pochi giorni fa il pubblico ministero turco ha chiesto 59 anni di carcere per il presidente del Partito Democratico dei Popoli (Hdp) Selahattin Demirtas e 83 anni al co-presidente Figen Yuksekdag, entrambi con l’accusa infamante “di essere organizzatori di un gruppo terroristico”. Garo Paylan, deputato sempre dell’Hdp, è stato sospeso per aver ricordato il “genocidio contro le minoranze”, in particolare quella armena, durante un suo intervento mentre si discutevano gli emendamenti sul progetto di riforma costituzionale.
Proprio i curdi dell’Hdp sono quelli che soffrono il numero maggiore di deputati arrestati., i quali non hanno potuto partecipare al voto.
Ora che il progetto legislativo è stato approvato vi sarà un referendum confermativo, previsto per primavera, per cui il governo ha annunciato un’ampia campagna informativa.
La “Grande assemblea turca” è formata da 317 deputati dell’Akp, partito di Erdogan, 133 del Chp, 59 dell’Hdp, 38 del Mhp e 3 indipendenti.