Turchia. Purghe di Erdogan: altri 18mila dipendenti licenziati nella pubblica amministrazione

Notizie Geopolitiche –

Non si ferma la repressione in Turchia a seguito del fallito golpe (presunto o vero che sia stato) del 15 luglio 2016, la cui responsabilità è stata attribuita dal presidente Recep Tayyp Erdogan alla rete fedele all’imam Fetullah Gulen.
Alle oltre 150mila persone licenziate dagli uffici pubblici nei mesi successivi al golpe, tra cui militari, insegnanti, magistrati e persino diplomatici, si aggiungono oggi altri 18mila dipendenti pubblici turchi, come gli altri accusati di rappresentare una “minaccia alla sicurezza dello Stato”. Oltre ai licenziamenti le autorità turche hanno provveduto alla chiusura di 12 associazioni, tre giornali, fra cui il filo curdo Ozgurlukcu Demokrasis, e un canale televisivo.
Con gli arresti di oggi dovrebbe teoricamente essersi conclusa la stagione delle purghe di Erdogan, dal momento che fra una decina di giorni scadrà lo stato d’emergenza e non ne sarebbe stato previsto il prolungamento. In due anni sono finiti agli arresti qualcosa come 150mila individui, soprattutto militari ed insegnanti.
Proprio oggi Erdogan ha giurato per un nuovo mandato a seguito della vittoria alle elezioni di fine giugno.